martedì 15 giugno 2010

Intervento al seminario presso la FICS il 09-06-2010

Immigrazione - relazione per seminario del 09-06-2010

Franco Pittau, coordinatore del Rapporto Caritas Migrantes:"Gli immigrati sono poco più del 6% della popolazione e producono circa il 10% del Pil. Di fatto, ci pagano la pensione"
Pisanu, Ministro del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006 ha scritto: "soltanto gli immigrati potranno salvarci. Il futuro benessere degli Italiani dipenderà dalla capacità di attrarre trecentomila lavoratori stranieri all'anno".
Addirittura, il CNR - nel 1994 - parlava di rischio estinzione per gli Italiani nel giro di poco più di 50 anni, a causa del progressivo invecchiare della nostra popolazione, a meno di un considerevole aumento del tasso di immigrazione nel nostro paese.
Come scrive Riccardo Staglianò, esiste una questione etica rispetto ai fenomeni migratori, che tuttavia possiamo anche mettere temporaneamente da parte, per parlare al "portafogli" degli Italiani. Perché sostenere che gli immigrati sono una manna per la nostra economia non è un'opinione, non è un'ipotesi di lavoro...è un fatto.
Inutile negare che il fenomeno migratorio, come tutte le profonde modificazioni sociali, conduca anche a delle criticità, a delle problematiche. Tuttavia, stiamo parlando di una risorsa per il nostro paese. Se gli immigrati fossero davvero in grado, come è successo in altri Stati, di organizzare uno sciopero generale, metterebbero in ginocchio il nostro paese.
Una risorsa, dunque, che andrebbe valorizzata. Tuttavia, l'attuale impianto normativo rema nella direzione opposta, producendo e favorendo clandestinità, condizione cui tra l'altro ha dato anche un profilo di reato.
Piuttosto che la tanto declamata lotta alla clandestinità, è in atto una lotta contro i clandestini...sono due cose completamente diverse.
Tuttavia non voglio porre questioni di carattere generale, che in molti potrebbero presentare con maggiore accuratezza ed efficacia. Preferisco presentare esempi concreti che emergono dal nostro lavoro quotidiano, e che raccontano storie completamente diverse da quelle cui siamo abituati.
Prendo il caso di una nostra utente, di etnia rom e cittadinanza macedone. In Italia da oltre 20 anni, regolare in virtù del lavoro del marito. Nel 2003, purtroppo, rimane vedova. Quindi perde il permesso di soggiorno, ed entra in una spirale perversa da cui solo oggi, con il nostro aiuto, sta cominciando ad uscire. Vedova, con 11 figli, tutti nati in Italia. Per ogni membro della famiglia, a cominciare da lei, ci sarebbe una storia da raccontare.
Lei, ripeto, rimasta vedova è anche priva di regolare titolo di soggiorno. Non ha più passaporto, poiché nel frattempo è decaduta la cittadinanza macedone. Tenta la strada del riconoscimento dello status di apolide; la pratica è - ad oggi - ancora ad un punto morto. Le pratiche per apolidia hanno tempi sempre più lunghi e, con l'istituzione del reato di clandestinità, diventa complicato anche iniziarle. Ma questo lo vedremo successivamente.
Le due figlie maggiorenni, nate in Italia (come del resto tutti gli altri), hanno frequentato le scuole italiane, non sono mai state in territorio macedone, hanno dei fidanzati italiani - presso cui vivono - e figli. Figli che sono cittadini italiani. Si tende ad immaginare che anche loro siano diventate cittadine italiane...e invece no. Anzi, sono addirittura prive di permesso di soggiorno. Teoricamente avrebbero tutti i requisiti per una coesione familiare. Ma sono prive di documenti validi. Niente passaporto, in quanto non hanno cittadinanza macedone . Niente documenti italiani, in quanto prive di permesso di soggiorno. Neanche la richiesta di apolidia è una possibilità reale, come abbiamo visto. Nate in Italia, cresciute in Italia, madri di Italiani...e invisibili. Assenti sullo Stato di Famiglia, prive di documenti, impossibilitate a sposarsi.
Ora, stiamo parlando di una famiglia esemplare, perfettamente integrata nel territorio - a dispetto dell'invisibilità legale - addirittura adottata dal territorio. Ma non sempre, lo sappiamo, le cose vanno in questo modo. Dove può condurre una legge che rende la regolarizzazione quasi un miraggio. In un paese che, abbiamo visto, ha bisogno di immigrati...in un paese dove la presenza dei migranti è ogni giorno più forte...magari lavorando in nero e senza permesso di soggiorno...a cosa può condurre una legge che rende la regolarizzazione così difficile...e soprattutto, fiore all'occhiello, che tira fuori il reato di clandestinità...
L'altro figlio maggiorenne, è in una situazione ancora più complessa, poiché - non avendo figli e quindi parenti italiani - non ha apparentemente appigli legali per regolarizzare la sua posizione,
Degli otto figli minorenni, cinque sono in affidamento presso famiglie di Italiani. Famiglie amiche. Il provvedimento del giudice dovrebbe sostituire il permesso di soggiorno. E invece si frappongono infiniti problemi burocratici. Non avendo alcuna cittadinanza, gli impiegati del Comune si rifiutano di iscriverli all'anagrafe. In molti non riconoscono il provvedimento del giudice come equivalente ad un permesso di soggiorno (anche in virtù di un vero e proprio vuoto legislativo). I ragazzi non percepiscono la questione anagrafica come la più grave, questo è un peso di cui si caricano le famiglie. Loro capiscono che vengono esclusi da gite scolastiche, o addirittura dalla partecipazione a gare sportive cui si sono qualificati. Nonostante tutti gli sforzi - davvero encomiabili - della comunità, crescono come degli esclusi.
Non parliamo di casi isolati. Nel campo Rom di Secondigliano, il 48% della popolazione è nata in Italia. Un paio d'anni, e saranno più del 50% [...]
Già oggi sono numerosi i casi di maggiorenni nati in Italia, cresciuti in Italia, irregolari. Che, in caso di espulsione, dovrebbero raggiungere lidi sconosciuti. Le alternative sono il carcere o una vita da clandestino. A volte la clandestinità appare come un destino sociale. E, ci tengo a ribadirlo...penalmente rilevante.
Sul reato di clandestinità vorrei dire giusto due parole:
Il diritto penale pre-moderno era caratterizzato da una peculiarità: per uno stesso reato, la pena poteva variare in base all’identità del reo e della vittima. In parole semplici: se un ricco ammazzava un povero, non subiva la stessa punizione di un povero che ammazzava un ricco.
Non il “fatto”, dunque, come elemento centrale del diritto, bensì il soggetto.
Oggi ci appare come un’aberrazione.
L’evoluzione del diritto penale, per fortuna, consegna agli uomini un principio di civiltà: La Legge è uguale per tutti.
Italia, 2008. Il governo Berlusconi applica una piccola modifica all’arti. 61 (comma 11 bis) del codice penale, ovvero “l’aggravante se il fatto [reato] è commesso da un soggetto che si trova illegalmente sul territorio italiano”.
L’attenzione - dal fatto - torna subdolamente a concentrarsi sui soggetti. Io e un clandestino possiamo commettere lo stesso e identico reato. Ma lui è clandestino…quindi è più grave.
Un anno dopo, entra in vigore il "reato di clandestinità".
Siamo tornati al diritto penale pre-moderno. Perché la mancata distinzione tra clandestino ed irregolare fa si che anche chi perde il lavoro, e non fa a tempo a trovarne un altro, si trovi in una condizione legalmente perseguibile. Persino le figlie della signora di cui abbiamo parlato prima. Non possono essere espulse, in quanto madri di Italiani. La loro condanna è l'invisibilità. Ma il fratello maggiorenne non ha figli.
E' troppo definire questa legge "criminogena"? Io non credo. Una legge che ti costringe a nasconderti, a vivere in una condizione penalmente rilevante anche quando non hai fatto nulla...
Prendiamo ad esempio quella fesseria dell'obbligo dei medici di denunciare i loro pazienti se clandestini.
Al di là dello schiaffo in faccia ad Ippocrate e al suo "Giuramento", e dunque alla deontologia professionale dei medici (art.3: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di CONDIZIONE SOCIALE, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali e sociali nelle quali opera"), mi sembra che anche la nostra Costituzione dica qualcosa riguardo l'UNIVERSALITA' del diritto alla salute (art.32).
E al di là del fatto che, in generale, i medici si guardano bene dal prendere in considerazione di denunciare i propri pazienti...a cosa può mai condurre una legge del genere? Credo che a chiunque appaia evidente che non può essere considerato un valido strumento di lotta alla clandestinità. Soprattutto quando la clandestinità la crei tu...ma lasciamo stare. A cosa può servire un provvedimento del genere?
Vedo tre possibili conseguenze ad una soluzione del genere:
1) L'inaccessibilità delle cure mediche per molti immigrati clandestini (per i quali la malattia è preferibile al ritorno in patria)
2) Il capestro - il ricatto fondato sul primo dei beni (la salute) - per espellere i clandestini
3) Probabile: la nascita (o meglio il pauroso incremento, perché dubito non esista già almeno in forma embrionale) di una sanità clandestina. Anche questa mi sembra una prospettiva avvincente...
A cosa mira in realtà questo emendamento?
Ad indebolire ulteriormente la più questa categorie sociale? A soddisfare gli umori repressivi di un elettorato con la bava alla bocca? Mi auguro qualcuno non pensi sul serio che possa servire a diminuire il numero dei clandestini (a meno che non si punti a farli diminuire in virtù di qualche epidemia...); al massimo possiamo ridurli ad una condizione ancora più marginale, plasmandoli sempre più come ci piace immaginarli: brutti, sporchi, malati e cattivi...
Magari tra qualche anno si potrà fare propaganda spiegando che i clandestini "portano malattie". No, non le portano. E' un nostro gentile omaggio.
Comunque mi pare inutile citare la nostra costituzione. Ricordo bene dove la Lega voleva infilarsi il tricolore; facile pensare che ci sia un cantuccio libero anche per essa.
[...]
Abbiamo bisogno dei migranti almeno quanto loro hanno bisogno di noi. E' illogico, pericoloso, e diciamolo anche...immorale, una legge che sembra avere un unico scopo: renderli ancora più vulnerabili di quanto non siano.
A queste condizioni, qualcuno potrebbe pensare che non vale la pena. Vengo a lavorare, poi se mi licenziano e non trovo subito un altro impiego sono costretto ad andarmene, lasciando i miei contributi in Italia (è anche così che ci pagano la pensione) e se non vado via di corsa posso anche essere arrestato...e dove mi mettono, che tra l'altro in carcere non c'è più posto...allora a questo punto me ne vado...
E no! Andarsene non è mica così facile. Anche le Associazioni che si occupano di accompagnare il ritorno volontario in patria degli irregolari, sono in difficoltà. Per quella genialata del reato di clandestinità...se sei irregolare, devi essere processato e condannato. Quindi espulso a spese dello stato, con i tempi dello stato.
Noi abbiamo un progetto sui Rom si Secondigliano e Scampia. Ovviamente, i nostri servizi sono a favore di tutti i migranti che vogliano rivolgersi ai nostri sportelli. Di fronte a questa situazione, certamente non accettiamo proni lo status quo. Altrimenti l'unica sarebbe dire, a molti dei nostri utenti:"chiuditi in casa e non farti vedere da nessuno".
Cerchiamo soluzioni alternative e, spesso, le troviamo. In tutta franchezza, grazie alla sensibilità del vice-prefetto, e anche alla disponibilità del Questore. Assieme, riflettiamo sulle criticità di questi casi, ed elaboriamo interventi ad hoc.
Ovviamente, questa è una soluzione operativa, e quindi - necessariamente - di ripiego. La soluzione non può che essere politica. Non entro in questo ambito del discorso, non mi compete e non possiedo gli strumenti necessari.
Probabilmente ho frequentato ambienti intellettualmente oppressivi, poiché ho sempre il terrore di cadere nella retorica. Tuttavia correrò questo rischio citando, in conclusione, una frase di Don Lorenzo Milani:
"Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri"