giovedì 20 gennaio 2011
Droga e Criminalità
Qual è il rapporto che intercorre tra uso/abuso di sostanze stupefacenti e criminalità?
Esiste un nesso di causa-effetto tra assunzione di sostanze psicotrope e devianza?
Le droghe possiedono proprietà criminogene?
Questo lavoro di ricerca prova ad offrire se non delle risposte, quantomeno degli approfondimenti
Per acquistare il mio lavoro di ricerca, clicca in basso:
martedì 4 gennaio 2011
Anno nuovo, vecchia storia...
Il giorno 31-12-2010, intorno alle 10-30 del mattino, alcuni
ignoti hanno dolosamente impiegato materiale esplosivo per
danneggiare l'ufficio all'interno del Campo-Rom, gestito dal
Settore Immigrazione dell'Ass. Il Pioppo, al fine di
garantire funzionalità e prossimità delle attività
previste dal Progetto finanziato dal Comune di Napoli,
ovvero la strutturazione di uno Sportello Legale, uno
Sportello Socio-Sanitario ed uno di Vigilanza Sociale.
L'esplosione ha provocato un buco del diametro di circa
mezzo metro e ha divelto una finestra, causando gravi danni
anche all'interno della struttura.
Riteniamo il fatto gravissimo, poiché quattro anni fa
avvenne la stessa cosa, come preludio alla distruzione
totale dell'ufficio.
Presumibilmente qualcuno non gradisce un servizio che
introduce, all'interno del Campo, un sistema di trasparenza
e di sostegno ai Rom interessati ad un affrancamento dai
circuiti della marginalità ed illegalità.
Un'intimidazione, dunque, un tentativo di allontanarci o per
lo meno indebolire la nostra presenza sul Campo.
Ovviamente non cederemo alle pressioni, neanche dal punto di
vista simbolico. Abbiamo immediatamente informato il Comune,
stiamo presidiando la struttura e l'aggiusteremo in tempi
rapidi, forti anche della solidarietà della maggior parte
dei Rom del Campo, consci dell'importanza del nostro
intervento, e che hanno anche provveduto, subito dopo
l'esplosione, a mettere in salvo il nostro materiale di
lavoro (prevenendo eventuali razzie...)
Chiediamo solidarietà a tutto il circuito della
Federazione Città Sociale.
Federazione che domattina sarà presente sul Campo col
Presidente della Federazione Dott. Salvatore Esposito, il
Presidente dell'Associazione Il Pioppo Dott. Nicola Balzano
ed il Presidente del CTS Antonio D'amore, per visionare e
offrire una testimonianza di solidarietà.
Gli operatori del Progetto Sportelli Rom
ignoti hanno dolosamente impiegato materiale esplosivo per
danneggiare l'ufficio all'interno del Campo-Rom, gestito dal
Settore Immigrazione dell'Ass. Il Pioppo, al fine di
garantire funzionalità e prossimità delle attività
previste dal Progetto finanziato dal Comune di Napoli,
ovvero la strutturazione di uno Sportello Legale, uno
Sportello Socio-Sanitario ed uno di Vigilanza Sociale.
L'esplosione ha provocato un buco del diametro di circa
mezzo metro e ha divelto una finestra, causando gravi danni
anche all'interno della struttura.
Riteniamo il fatto gravissimo, poiché quattro anni fa
avvenne la stessa cosa, come preludio alla distruzione
totale dell'ufficio.
Presumibilmente qualcuno non gradisce un servizio che
introduce, all'interno del Campo, un sistema di trasparenza
e di sostegno ai Rom interessati ad un affrancamento dai
circuiti della marginalità ed illegalità.
Un'intimidazione, dunque, un tentativo di allontanarci o per
lo meno indebolire la nostra presenza sul Campo.
Ovviamente non cederemo alle pressioni, neanche dal punto di
vista simbolico. Abbiamo immediatamente informato il Comune,
stiamo presidiando la struttura e l'aggiusteremo in tempi
rapidi, forti anche della solidarietà della maggior parte
dei Rom del Campo, consci dell'importanza del nostro
intervento, e che hanno anche provveduto, subito dopo
l'esplosione, a mettere in salvo il nostro materiale di
lavoro (prevenendo eventuali razzie...)
Chiediamo solidarietà a tutto il circuito della
Federazione Città Sociale.
Federazione che domattina sarà presente sul Campo col
Presidente della Federazione Dott. Salvatore Esposito, il
Presidente dell'Associazione Il Pioppo Dott. Nicola Balzano
ed il Presidente del CTS Antonio D'amore, per visionare e
offrire una testimonianza di solidarietà.
Gli operatori del Progetto Sportelli Rom
martedì 15 giugno 2010
Intervento al seminario presso la FICS il 09-06-2010
Immigrazione - relazione per seminario del 09-06-2010
Franco Pittau, coordinatore del Rapporto Caritas Migrantes:"Gli immigrati sono poco più del 6% della popolazione e producono circa il 10% del Pil. Di fatto, ci pagano la pensione"
Pisanu, Ministro del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006 ha scritto: "soltanto gli immigrati potranno salvarci. Il futuro benessere degli Italiani dipenderà dalla capacità di attrarre trecentomila lavoratori stranieri all'anno".
Addirittura, il CNR - nel 1994 - parlava di rischio estinzione per gli Italiani nel giro di poco più di 50 anni, a causa del progressivo invecchiare della nostra popolazione, a meno di un considerevole aumento del tasso di immigrazione nel nostro paese.
Come scrive Riccardo Staglianò, esiste una questione etica rispetto ai fenomeni migratori, che tuttavia possiamo anche mettere temporaneamente da parte, per parlare al "portafogli" degli Italiani. Perché sostenere che gli immigrati sono una manna per la nostra economia non è un'opinione, non è un'ipotesi di lavoro...è un fatto.
Inutile negare che il fenomeno migratorio, come tutte le profonde modificazioni sociali, conduca anche a delle criticità, a delle problematiche. Tuttavia, stiamo parlando di una risorsa per il nostro paese. Se gli immigrati fossero davvero in grado, come è successo in altri Stati, di organizzare uno sciopero generale, metterebbero in ginocchio il nostro paese.
Una risorsa, dunque, che andrebbe valorizzata. Tuttavia, l'attuale impianto normativo rema nella direzione opposta, producendo e favorendo clandestinità, condizione cui tra l'altro ha dato anche un profilo di reato.
Piuttosto che la tanto declamata lotta alla clandestinità, è in atto una lotta contro i clandestini...sono due cose completamente diverse.
Tuttavia non voglio porre questioni di carattere generale, che in molti potrebbero presentare con maggiore accuratezza ed efficacia. Preferisco presentare esempi concreti che emergono dal nostro lavoro quotidiano, e che raccontano storie completamente diverse da quelle cui siamo abituati.
Prendo il caso di una nostra utente, di etnia rom e cittadinanza macedone. In Italia da oltre 20 anni, regolare in virtù del lavoro del marito. Nel 2003, purtroppo, rimane vedova. Quindi perde il permesso di soggiorno, ed entra in una spirale perversa da cui solo oggi, con il nostro aiuto, sta cominciando ad uscire. Vedova, con 11 figli, tutti nati in Italia. Per ogni membro della famiglia, a cominciare da lei, ci sarebbe una storia da raccontare.
Lei, ripeto, rimasta vedova è anche priva di regolare titolo di soggiorno. Non ha più passaporto, poiché nel frattempo è decaduta la cittadinanza macedone. Tenta la strada del riconoscimento dello status di apolide; la pratica è - ad oggi - ancora ad un punto morto. Le pratiche per apolidia hanno tempi sempre più lunghi e, con l'istituzione del reato di clandestinità, diventa complicato anche iniziarle. Ma questo lo vedremo successivamente.
Le due figlie maggiorenni, nate in Italia (come del resto tutti gli altri), hanno frequentato le scuole italiane, non sono mai state in territorio macedone, hanno dei fidanzati italiani - presso cui vivono - e figli. Figli che sono cittadini italiani. Si tende ad immaginare che anche loro siano diventate cittadine italiane...e invece no. Anzi, sono addirittura prive di permesso di soggiorno. Teoricamente avrebbero tutti i requisiti per una coesione familiare. Ma sono prive di documenti validi. Niente passaporto, in quanto non hanno cittadinanza macedone . Niente documenti italiani, in quanto prive di permesso di soggiorno. Neanche la richiesta di apolidia è una possibilità reale, come abbiamo visto. Nate in Italia, cresciute in Italia, madri di Italiani...e invisibili. Assenti sullo Stato di Famiglia, prive di documenti, impossibilitate a sposarsi.
Ora, stiamo parlando di una famiglia esemplare, perfettamente integrata nel territorio - a dispetto dell'invisibilità legale - addirittura adottata dal territorio. Ma non sempre, lo sappiamo, le cose vanno in questo modo. Dove può condurre una legge che rende la regolarizzazione quasi un miraggio. In un paese che, abbiamo visto, ha bisogno di immigrati...in un paese dove la presenza dei migranti è ogni giorno più forte...magari lavorando in nero e senza permesso di soggiorno...a cosa può condurre una legge che rende la regolarizzazione così difficile...e soprattutto, fiore all'occhiello, che tira fuori il reato di clandestinità...
L'altro figlio maggiorenne, è in una situazione ancora più complessa, poiché - non avendo figli e quindi parenti italiani - non ha apparentemente appigli legali per regolarizzare la sua posizione,
Degli otto figli minorenni, cinque sono in affidamento presso famiglie di Italiani. Famiglie amiche. Il provvedimento del giudice dovrebbe sostituire il permesso di soggiorno. E invece si frappongono infiniti problemi burocratici. Non avendo alcuna cittadinanza, gli impiegati del Comune si rifiutano di iscriverli all'anagrafe. In molti non riconoscono il provvedimento del giudice come equivalente ad un permesso di soggiorno (anche in virtù di un vero e proprio vuoto legislativo). I ragazzi non percepiscono la questione anagrafica come la più grave, questo è un peso di cui si caricano le famiglie. Loro capiscono che vengono esclusi da gite scolastiche, o addirittura dalla partecipazione a gare sportive cui si sono qualificati. Nonostante tutti gli sforzi - davvero encomiabili - della comunità, crescono come degli esclusi.
Non parliamo di casi isolati. Nel campo Rom di Secondigliano, il 48% della popolazione è nata in Italia. Un paio d'anni, e saranno più del 50% [...]
Già oggi sono numerosi i casi di maggiorenni nati in Italia, cresciuti in Italia, irregolari. Che, in caso di espulsione, dovrebbero raggiungere lidi sconosciuti. Le alternative sono il carcere o una vita da clandestino. A volte la clandestinità appare come un destino sociale. E, ci tengo a ribadirlo...penalmente rilevante.
Sul reato di clandestinità vorrei dire giusto due parole:
Il diritto penale pre-moderno era caratterizzato da una peculiarità: per uno stesso reato, la pena poteva variare in base all’identità del reo e della vittima. In parole semplici: se un ricco ammazzava un povero, non subiva la stessa punizione di un povero che ammazzava un ricco.
Non il “fatto”, dunque, come elemento centrale del diritto, bensì il soggetto.
Oggi ci appare come un’aberrazione.
L’evoluzione del diritto penale, per fortuna, consegna agli uomini un principio di civiltà: La Legge è uguale per tutti.
Italia, 2008. Il governo Berlusconi applica una piccola modifica all’arti. 61 (comma 11 bis) del codice penale, ovvero “l’aggravante se il fatto [reato] è commesso da un soggetto che si trova illegalmente sul territorio italiano”.
L’attenzione - dal fatto - torna subdolamente a concentrarsi sui soggetti. Io e un clandestino possiamo commettere lo stesso e identico reato. Ma lui è clandestino…quindi è più grave.
Un anno dopo, entra in vigore il "reato di clandestinità".
Siamo tornati al diritto penale pre-moderno. Perché la mancata distinzione tra clandestino ed irregolare fa si che anche chi perde il lavoro, e non fa a tempo a trovarne un altro, si trovi in una condizione legalmente perseguibile. Persino le figlie della signora di cui abbiamo parlato prima. Non possono essere espulse, in quanto madri di Italiani. La loro condanna è l'invisibilità. Ma il fratello maggiorenne non ha figli.
E' troppo definire questa legge "criminogena"? Io non credo. Una legge che ti costringe a nasconderti, a vivere in una condizione penalmente rilevante anche quando non hai fatto nulla...
Prendiamo ad esempio quella fesseria dell'obbligo dei medici di denunciare i loro pazienti se clandestini.
Al di là dello schiaffo in faccia ad Ippocrate e al suo "Giuramento", e dunque alla deontologia professionale dei medici (art.3: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di CONDIZIONE SOCIALE, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali e sociali nelle quali opera"), mi sembra che anche la nostra Costituzione dica qualcosa riguardo l'UNIVERSALITA' del diritto alla salute (art.32).
E al di là del fatto che, in generale, i medici si guardano bene dal prendere in considerazione di denunciare i propri pazienti...a cosa può mai condurre una legge del genere? Credo che a chiunque appaia evidente che non può essere considerato un valido strumento di lotta alla clandestinità. Soprattutto quando la clandestinità la crei tu...ma lasciamo stare. A cosa può servire un provvedimento del genere?
Vedo tre possibili conseguenze ad una soluzione del genere:
1) L'inaccessibilità delle cure mediche per molti immigrati clandestini (per i quali la malattia è preferibile al ritorno in patria)
2) Il capestro - il ricatto fondato sul primo dei beni (la salute) - per espellere i clandestini
3) Probabile: la nascita (o meglio il pauroso incremento, perché dubito non esista già almeno in forma embrionale) di una sanità clandestina. Anche questa mi sembra una prospettiva avvincente...
A cosa mira in realtà questo emendamento?
Ad indebolire ulteriormente la più questa categorie sociale? A soddisfare gli umori repressivi di un elettorato con la bava alla bocca? Mi auguro qualcuno non pensi sul serio che possa servire a diminuire il numero dei clandestini (a meno che non si punti a farli diminuire in virtù di qualche epidemia...); al massimo possiamo ridurli ad una condizione ancora più marginale, plasmandoli sempre più come ci piace immaginarli: brutti, sporchi, malati e cattivi...
Magari tra qualche anno si potrà fare propaganda spiegando che i clandestini "portano malattie". No, non le portano. E' un nostro gentile omaggio.
Comunque mi pare inutile citare la nostra costituzione. Ricordo bene dove la Lega voleva infilarsi il tricolore; facile pensare che ci sia un cantuccio libero anche per essa.
[...]
Abbiamo bisogno dei migranti almeno quanto loro hanno bisogno di noi. E' illogico, pericoloso, e diciamolo anche...immorale, una legge che sembra avere un unico scopo: renderli ancora più vulnerabili di quanto non siano.
A queste condizioni, qualcuno potrebbe pensare che non vale la pena. Vengo a lavorare, poi se mi licenziano e non trovo subito un altro impiego sono costretto ad andarmene, lasciando i miei contributi in Italia (è anche così che ci pagano la pensione) e se non vado via di corsa posso anche essere arrestato...e dove mi mettono, che tra l'altro in carcere non c'è più posto...allora a questo punto me ne vado...
E no! Andarsene non è mica così facile. Anche le Associazioni che si occupano di accompagnare il ritorno volontario in patria degli irregolari, sono in difficoltà. Per quella genialata del reato di clandestinità...se sei irregolare, devi essere processato e condannato. Quindi espulso a spese dello stato, con i tempi dello stato.
Noi abbiamo un progetto sui Rom si Secondigliano e Scampia. Ovviamente, i nostri servizi sono a favore di tutti i migranti che vogliano rivolgersi ai nostri sportelli. Di fronte a questa situazione, certamente non accettiamo proni lo status quo. Altrimenti l'unica sarebbe dire, a molti dei nostri utenti:"chiuditi in casa e non farti vedere da nessuno".
Cerchiamo soluzioni alternative e, spesso, le troviamo. In tutta franchezza, grazie alla sensibilità del vice-prefetto, e anche alla disponibilità del Questore. Assieme, riflettiamo sulle criticità di questi casi, ed elaboriamo interventi ad hoc.
Ovviamente, questa è una soluzione operativa, e quindi - necessariamente - di ripiego. La soluzione non può che essere politica. Non entro in questo ambito del discorso, non mi compete e non possiedo gli strumenti necessari.
Probabilmente ho frequentato ambienti intellettualmente oppressivi, poiché ho sempre il terrore di cadere nella retorica. Tuttavia correrò questo rischio citando, in conclusione, una frase di Don Lorenzo Milani:
"Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri"
Franco Pittau, coordinatore del Rapporto Caritas Migrantes:"Gli immigrati sono poco più del 6% della popolazione e producono circa il 10% del Pil. Di fatto, ci pagano la pensione"
Pisanu, Ministro del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006 ha scritto: "soltanto gli immigrati potranno salvarci. Il futuro benessere degli Italiani dipenderà dalla capacità di attrarre trecentomila lavoratori stranieri all'anno".
Addirittura, il CNR - nel 1994 - parlava di rischio estinzione per gli Italiani nel giro di poco più di 50 anni, a causa del progressivo invecchiare della nostra popolazione, a meno di un considerevole aumento del tasso di immigrazione nel nostro paese.
Come scrive Riccardo Staglianò, esiste una questione etica rispetto ai fenomeni migratori, che tuttavia possiamo anche mettere temporaneamente da parte, per parlare al "portafogli" degli Italiani. Perché sostenere che gli immigrati sono una manna per la nostra economia non è un'opinione, non è un'ipotesi di lavoro...è un fatto.
Inutile negare che il fenomeno migratorio, come tutte le profonde modificazioni sociali, conduca anche a delle criticità, a delle problematiche. Tuttavia, stiamo parlando di una risorsa per il nostro paese. Se gli immigrati fossero davvero in grado, come è successo in altri Stati, di organizzare uno sciopero generale, metterebbero in ginocchio il nostro paese.
Una risorsa, dunque, che andrebbe valorizzata. Tuttavia, l'attuale impianto normativo rema nella direzione opposta, producendo e favorendo clandestinità, condizione cui tra l'altro ha dato anche un profilo di reato.
Piuttosto che la tanto declamata lotta alla clandestinità, è in atto una lotta contro i clandestini...sono due cose completamente diverse.
Tuttavia non voglio porre questioni di carattere generale, che in molti potrebbero presentare con maggiore accuratezza ed efficacia. Preferisco presentare esempi concreti che emergono dal nostro lavoro quotidiano, e che raccontano storie completamente diverse da quelle cui siamo abituati.
Prendo il caso di una nostra utente, di etnia rom e cittadinanza macedone. In Italia da oltre 20 anni, regolare in virtù del lavoro del marito. Nel 2003, purtroppo, rimane vedova. Quindi perde il permesso di soggiorno, ed entra in una spirale perversa da cui solo oggi, con il nostro aiuto, sta cominciando ad uscire. Vedova, con 11 figli, tutti nati in Italia. Per ogni membro della famiglia, a cominciare da lei, ci sarebbe una storia da raccontare.
Lei, ripeto, rimasta vedova è anche priva di regolare titolo di soggiorno. Non ha più passaporto, poiché nel frattempo è decaduta la cittadinanza macedone. Tenta la strada del riconoscimento dello status di apolide; la pratica è - ad oggi - ancora ad un punto morto. Le pratiche per apolidia hanno tempi sempre più lunghi e, con l'istituzione del reato di clandestinità, diventa complicato anche iniziarle. Ma questo lo vedremo successivamente.
Le due figlie maggiorenni, nate in Italia (come del resto tutti gli altri), hanno frequentato le scuole italiane, non sono mai state in territorio macedone, hanno dei fidanzati italiani - presso cui vivono - e figli. Figli che sono cittadini italiani. Si tende ad immaginare che anche loro siano diventate cittadine italiane...e invece no. Anzi, sono addirittura prive di permesso di soggiorno. Teoricamente avrebbero tutti i requisiti per una coesione familiare. Ma sono prive di documenti validi. Niente passaporto, in quanto non hanno cittadinanza macedone . Niente documenti italiani, in quanto prive di permesso di soggiorno. Neanche la richiesta di apolidia è una possibilità reale, come abbiamo visto. Nate in Italia, cresciute in Italia, madri di Italiani...e invisibili. Assenti sullo Stato di Famiglia, prive di documenti, impossibilitate a sposarsi.
Ora, stiamo parlando di una famiglia esemplare, perfettamente integrata nel territorio - a dispetto dell'invisibilità legale - addirittura adottata dal territorio. Ma non sempre, lo sappiamo, le cose vanno in questo modo. Dove può condurre una legge che rende la regolarizzazione quasi un miraggio. In un paese che, abbiamo visto, ha bisogno di immigrati...in un paese dove la presenza dei migranti è ogni giorno più forte...magari lavorando in nero e senza permesso di soggiorno...a cosa può condurre una legge che rende la regolarizzazione così difficile...e soprattutto, fiore all'occhiello, che tira fuori il reato di clandestinità...
L'altro figlio maggiorenne, è in una situazione ancora più complessa, poiché - non avendo figli e quindi parenti italiani - non ha apparentemente appigli legali per regolarizzare la sua posizione,
Degli otto figli minorenni, cinque sono in affidamento presso famiglie di Italiani. Famiglie amiche. Il provvedimento del giudice dovrebbe sostituire il permesso di soggiorno. E invece si frappongono infiniti problemi burocratici. Non avendo alcuna cittadinanza, gli impiegati del Comune si rifiutano di iscriverli all'anagrafe. In molti non riconoscono il provvedimento del giudice come equivalente ad un permesso di soggiorno (anche in virtù di un vero e proprio vuoto legislativo). I ragazzi non percepiscono la questione anagrafica come la più grave, questo è un peso di cui si caricano le famiglie. Loro capiscono che vengono esclusi da gite scolastiche, o addirittura dalla partecipazione a gare sportive cui si sono qualificati. Nonostante tutti gli sforzi - davvero encomiabili - della comunità, crescono come degli esclusi.
Non parliamo di casi isolati. Nel campo Rom di Secondigliano, il 48% della popolazione è nata in Italia. Un paio d'anni, e saranno più del 50% [...]
Già oggi sono numerosi i casi di maggiorenni nati in Italia, cresciuti in Italia, irregolari. Che, in caso di espulsione, dovrebbero raggiungere lidi sconosciuti. Le alternative sono il carcere o una vita da clandestino. A volte la clandestinità appare come un destino sociale. E, ci tengo a ribadirlo...penalmente rilevante.
Sul reato di clandestinità vorrei dire giusto due parole:
Il diritto penale pre-moderno era caratterizzato da una peculiarità: per uno stesso reato, la pena poteva variare in base all’identità del reo e della vittima. In parole semplici: se un ricco ammazzava un povero, non subiva la stessa punizione di un povero che ammazzava un ricco.
Non il “fatto”, dunque, come elemento centrale del diritto, bensì il soggetto.
Oggi ci appare come un’aberrazione.
L’evoluzione del diritto penale, per fortuna, consegna agli uomini un principio di civiltà: La Legge è uguale per tutti.
Italia, 2008. Il governo Berlusconi applica una piccola modifica all’arti. 61 (comma 11 bis) del codice penale, ovvero “l’aggravante se il fatto [reato] è commesso da un soggetto che si trova illegalmente sul territorio italiano”.
L’attenzione - dal fatto - torna subdolamente a concentrarsi sui soggetti. Io e un clandestino possiamo commettere lo stesso e identico reato. Ma lui è clandestino…quindi è più grave.
Un anno dopo, entra in vigore il "reato di clandestinità".
Siamo tornati al diritto penale pre-moderno. Perché la mancata distinzione tra clandestino ed irregolare fa si che anche chi perde il lavoro, e non fa a tempo a trovarne un altro, si trovi in una condizione legalmente perseguibile. Persino le figlie della signora di cui abbiamo parlato prima. Non possono essere espulse, in quanto madri di Italiani. La loro condanna è l'invisibilità. Ma il fratello maggiorenne non ha figli.
E' troppo definire questa legge "criminogena"? Io non credo. Una legge che ti costringe a nasconderti, a vivere in una condizione penalmente rilevante anche quando non hai fatto nulla...
Prendiamo ad esempio quella fesseria dell'obbligo dei medici di denunciare i loro pazienti se clandestini.
Al di là dello schiaffo in faccia ad Ippocrate e al suo "Giuramento", e dunque alla deontologia professionale dei medici (art.3: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di CONDIZIONE SOCIALE, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali e sociali nelle quali opera"), mi sembra che anche la nostra Costituzione dica qualcosa riguardo l'UNIVERSALITA' del diritto alla salute (art.32).
E al di là del fatto che, in generale, i medici si guardano bene dal prendere in considerazione di denunciare i propri pazienti...a cosa può mai condurre una legge del genere? Credo che a chiunque appaia evidente che non può essere considerato un valido strumento di lotta alla clandestinità. Soprattutto quando la clandestinità la crei tu...ma lasciamo stare. A cosa può servire un provvedimento del genere?
Vedo tre possibili conseguenze ad una soluzione del genere:
1) L'inaccessibilità delle cure mediche per molti immigrati clandestini (per i quali la malattia è preferibile al ritorno in patria)
2) Il capestro - il ricatto fondato sul primo dei beni (la salute) - per espellere i clandestini
3) Probabile: la nascita (o meglio il pauroso incremento, perché dubito non esista già almeno in forma embrionale) di una sanità clandestina. Anche questa mi sembra una prospettiva avvincente...
A cosa mira in realtà questo emendamento?
Ad indebolire ulteriormente la più questa categorie sociale? A soddisfare gli umori repressivi di un elettorato con la bava alla bocca? Mi auguro qualcuno non pensi sul serio che possa servire a diminuire il numero dei clandestini (a meno che non si punti a farli diminuire in virtù di qualche epidemia...); al massimo possiamo ridurli ad una condizione ancora più marginale, plasmandoli sempre più come ci piace immaginarli: brutti, sporchi, malati e cattivi...
Magari tra qualche anno si potrà fare propaganda spiegando che i clandestini "portano malattie". No, non le portano. E' un nostro gentile omaggio.
Comunque mi pare inutile citare la nostra costituzione. Ricordo bene dove la Lega voleva infilarsi il tricolore; facile pensare che ci sia un cantuccio libero anche per essa.
[...]
Abbiamo bisogno dei migranti almeno quanto loro hanno bisogno di noi. E' illogico, pericoloso, e diciamolo anche...immorale, una legge che sembra avere un unico scopo: renderli ancora più vulnerabili di quanto non siano.
A queste condizioni, qualcuno potrebbe pensare che non vale la pena. Vengo a lavorare, poi se mi licenziano e non trovo subito un altro impiego sono costretto ad andarmene, lasciando i miei contributi in Italia (è anche così che ci pagano la pensione) e se non vado via di corsa posso anche essere arrestato...e dove mi mettono, che tra l'altro in carcere non c'è più posto...allora a questo punto me ne vado...
E no! Andarsene non è mica così facile. Anche le Associazioni che si occupano di accompagnare il ritorno volontario in patria degli irregolari, sono in difficoltà. Per quella genialata del reato di clandestinità...se sei irregolare, devi essere processato e condannato. Quindi espulso a spese dello stato, con i tempi dello stato.
Noi abbiamo un progetto sui Rom si Secondigliano e Scampia. Ovviamente, i nostri servizi sono a favore di tutti i migranti che vogliano rivolgersi ai nostri sportelli. Di fronte a questa situazione, certamente non accettiamo proni lo status quo. Altrimenti l'unica sarebbe dire, a molti dei nostri utenti:"chiuditi in casa e non farti vedere da nessuno".
Cerchiamo soluzioni alternative e, spesso, le troviamo. In tutta franchezza, grazie alla sensibilità del vice-prefetto, e anche alla disponibilità del Questore. Assieme, riflettiamo sulle criticità di questi casi, ed elaboriamo interventi ad hoc.
Ovviamente, questa è una soluzione operativa, e quindi - necessariamente - di ripiego. La soluzione non può che essere politica. Non entro in questo ambito del discorso, non mi compete e non possiedo gli strumenti necessari.
Probabilmente ho frequentato ambienti intellettualmente oppressivi, poiché ho sempre il terrore di cadere nella retorica. Tuttavia correrò questo rischio citando, in conclusione, una frase di Don Lorenzo Milani:
"Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri"
martedì 18 maggio 2010
sabato 20 marzo 2010
Aldo Busi offende Papa e Cavaliere. Il Medioevo risponde...
Detto francamente, posso vivere senza Busi e le sue provocazioni. Non mi disturba una rai senza Busi. Non sarebbe per me gravosa una tv senza Busi. Non sarebbe per me un deserto, una libreria senza Busi.
Che mondo sarebbe, senza Busi? Non lo so. Ma per me sarebbe più difficile vivere in un mondo senza nutella.
Sempre che il buon Aldo avesse liberamente deciso di ritirarsi a vita privata, dedicandosi alla cura dell’orto e a buone letture.
Ma Busi è stato radiato da tutte le trasmissioni rai, da una tv pubblica sempre più ipocrita e medievale.
Radiato perché ha insultato il Santo Padre.
A parte il fatto che non si capisce perché si possono insultare ospiti in studio, politici, magistrati, artisti, tutti tranne il Santo Padre.
A parte il fatto che…siamo sicuri che il problema siano gli insulti al Papa? Non sarà la poco velata critica all’operato del Cavaliere?
Cavalieri e Papi non si toccano. Proprio come nel Medioevo…
Ma il problema, alle mie orecchie, suona diversamente: quale sarebbe l’insulto?
Busi ha detto che gli omofobi sono omosessuali repressi, e che il Papa deve smetterla di prendersela con gli omosessuali. Se identifichiamo la critica agli omosessuali con l’omofobia, il sillogismo è completo: il Papa è un omosessuale represso.
E’ un’opinione. Ma Busi non ha sostenuto che il Papa è uno stronzo, un criminale, un assassino. Al massimo, ha lasciato intendere che è un omosessuale represso.
Ora, quello che mi chiedo…da quando “omosessuale” è un insulto?
Capisco i baciapile, i centristi, bigotti di varia appartenenza.
Ma la Rai, il servizio pubblico, ha sposato la tesi per cui dare dell’omosessuale a qualcuno significa insultarlo.
Busi è stato addirittura radiato da tutti i programmi Rai…per quale ragione? Per la natura dell’insulto, o per il destinatario?
In entrambi i casi, è Medioevo.
Che mondo sarebbe, senza Busi? Non lo so. Ma per me sarebbe più difficile vivere in un mondo senza nutella.
Sempre che il buon Aldo avesse liberamente deciso di ritirarsi a vita privata, dedicandosi alla cura dell’orto e a buone letture.
Ma Busi è stato radiato da tutte le trasmissioni rai, da una tv pubblica sempre più ipocrita e medievale.
Radiato perché ha insultato il Santo Padre.
A parte il fatto che non si capisce perché si possono insultare ospiti in studio, politici, magistrati, artisti, tutti tranne il Santo Padre.
A parte il fatto che…siamo sicuri che il problema siano gli insulti al Papa? Non sarà la poco velata critica all’operato del Cavaliere?
Cavalieri e Papi non si toccano. Proprio come nel Medioevo…
Ma il problema, alle mie orecchie, suona diversamente: quale sarebbe l’insulto?
Busi ha detto che gli omofobi sono omosessuali repressi, e che il Papa deve smetterla di prendersela con gli omosessuali. Se identifichiamo la critica agli omosessuali con l’omofobia, il sillogismo è completo: il Papa è un omosessuale represso.
E’ un’opinione. Ma Busi non ha sostenuto che il Papa è uno stronzo, un criminale, un assassino. Al massimo, ha lasciato intendere che è un omosessuale represso.
Ora, quello che mi chiedo…da quando “omosessuale” è un insulto?
Capisco i baciapile, i centristi, bigotti di varia appartenenza.
Ma la Rai, il servizio pubblico, ha sposato la tesi per cui dare dell’omosessuale a qualcuno significa insultarlo.
Busi è stato addirittura radiato da tutti i programmi Rai…per quale ragione? Per la natura dell’insulto, o per il destinatario?
In entrambi i casi, è Medioevo.
mercoledì 16 dicembre 2009
Il Fatto
Ci ho provato di nuovo.
“Il Fatto” di MarcoTravaglio non è – come si poteva sospettare alla sua nascita - un quotidiano solo per Dipietristi e Grillini; sempre più spesso sbuca dalle sacche dove un tempo s’affacciavano Manifesto ed Unità; lo trovi sotto l’ascella pezzata di un passante, guancia a guancia con Repubblica; avvolge le percoche del fruttivendolo che un tempo era assiduo lettore di Liberazione.
“Il Fatto” si è imposto anche a sinistra, tra gli intellettuali di sinistra. Lo leggono persone di indiscutibile cultura ed intelligenza. Quello che mi chiedo è…perché?
Inutile avventurarsi in acrobatiche analisi politiche, che inevitabilmente mi condurrebbero in luoghi che ho frequentato tante di quelle volte da averne la nausea. I silenzi, i vuoti della sinistra…il Berlusconismo talmente dilagante da aver coinvolto i suoi avversati e detrattori. E basta…
Il problema che mi pongo stasera è un altro…come dall’incipit, ci ho provato di nuovo…e questo “Fatto” continua a sembrarmi un giornalaccio…
Ho tra le mani la copia di ieri. Amo dare giudizi sommari e sviluppare sani pregiudizi, ma in questo caso – proprio perché questo giornale è letto da persone di provata sapienza – ho voluto essere meno superficiale di quanto la mia periodica fiacchezza vorrebbe.
Pagine 1-2-3-4…5…..6!...cacchio…7! Sette pagine su diciotto si occupano del caso “souvenir sul volto del premier”. Ora dico…non è una notizia da nulla…ma oltre un terzo del giornale è dedicato a questo. Nessun approfondimento, nessuna analisi degna di tal nome…fondamentalmente, prese per il culo a Berlusconi.
Per fortuna, in prima pagina una geniale battuta del geniale Corrado Guzzanti, che non posso non riportare per intero:
“Ieri a Milano un matto, estraneo a qualunque organizzazione politica e in cura psichiatrica da 10 anni, ha colpito al volto il premier Silvio Berlusconi. E’ il frutto del clima violento scatenato dai magistrati, dai giornali e dalle televisioni, contro il governo. Oggi un altro matto si è versato un piatto di pastasciutta in testa: politica e istituzioni si uniscono unanimi a condannare anche questo episodio”. Questo significa essere un fuoriclasse.
Ma la vera perla è a pagina 5…”Il rebus Veronica”…ci si pone l’angustiante problema del “se Lady Veronica abbia chiamato Berlusconi”. Il premier dice di si, ma…attenzione! Palazzo Chigi smentisce! Nessuna chiamata dalla Lario…
Ma si può?
Da pagina otto a pagina 11 una panoramica su qualche notizia…il processo breve in primis, ovvio. Poi lo scandalo Wind, la monnezza a Palermo, un accenno al processo Spartacus. Qualità dell’approfondimento? “Leggo”, “City”…questo è il livello.
Pagina 12: pubblicità.
Pagina 13…toh! L’Iran…mezza pagina. Poi una pagina per la cultura, una per lo sport, due per la tv, una per l’economia. I quest’ultima, nel bel mezzo dell’articolo che tratta dell’economia asiatica…senza nessun senso, senza nessuna logica, appare un estratto di Enzo Biagi che prende per il culo Berlusconi….
Poi la posta, e stop…finito il giornale. Circa il 60% dello spazio dedicato alla politica, è occupato dal souvenir in faccia al Presidente del Consiglio. Ironie, prese di posizione, strumentali polemiche sulla qualità della sicurezza del premier…e qualche disperato tentativo di costruire un’analisi da parte di Oliviero Beha.
O non capisco davvero nulla – e quindi tanto vale che lasci perdere i giornali e mi dia alle percoche - o questo è il giornale meno berlusconiano, ma più berlusconista in circolazione.
giovedì 11 giugno 2009
Fino alla fine...e la fine si avvicina sempre più...
La sinistra è malata di snobismo, c’è poco da fare.
Cesaro ha vinto le elezioni e giù una pioggia di commenti: non sa parlare, è un ignorante, è un analfabeta.
E sulle cosiddette veline che Berlusconi avrebbe dovuto portare all’eurodisney, o all’europarlamento, in ogni caso a divertirsi. Il problema non è che i candidati siano calati dall’alto come lo Spirito Santo, ma che sono delle idiote…senza cultura…delle oche giulive.
E anche quando non sono oche, sono state scelte solo perché bone o vicine, molto vicine al Presidente.
Mah…
Cesaro sarà uno sgrammaticato. E allora? Non siamo nella Repubblica di Platone, al governo non devono andare i migliori, siamo in democrazia. Ovvero, devono essere rappresentate tutte le fasce sociali, tutti i cittadini. Con questa logica, gli ignoranti neanche dovrebbero votare.
Ci saranno altre ragioni per lagnarsi di Cesaro, si vedrà, ma mi rode sentire ‘ste menate sulla cultura.
Sarebbe auspicabile una classe politica più colta? Certo, perché sarebbe auspicabile una società più colta. Ma per un branco di asini, è meglio essere rappresentati da un altro asino che da un purosangue.
E il caso veline…certo non è un bell’affare. Ma non lo è stato neanche, per me, trovarmi in lista con Sinistra e Libertà il solito Francesco Caruso, cui non darei un voto neanche sottotortura. Dove non ci sono le primarie, e non ci sono – neanche a sinistra, poche chiacchiere – le liste vengono scelte dagli alti papaveri. Era meglio Di Pietro che candidò De Gregorio? O Casini che h candidato Emanuele Filiberto? Oppure il nostro Caruso?
Le candidature vengono selezionate in base a logiche di potere, nepotismo, clientele varie, popolarità, appetibilità dei nomi. Il Presidente del Consiglio è molto più viscerale nelle sue scelte…per orientarsi nelle decisioni si affida alla sua personale bussola, il cui ago (almeno così vuole far credere) indica sempre il nord.
Cesaro ha vinto le elezioni e giù una pioggia di commenti: non sa parlare, è un ignorante, è un analfabeta.
E sulle cosiddette veline che Berlusconi avrebbe dovuto portare all’eurodisney, o all’europarlamento, in ogni caso a divertirsi. Il problema non è che i candidati siano calati dall’alto come lo Spirito Santo, ma che sono delle idiote…senza cultura…delle oche giulive.
E anche quando non sono oche, sono state scelte solo perché bone o vicine, molto vicine al Presidente.
Mah…
Cesaro sarà uno sgrammaticato. E allora? Non siamo nella Repubblica di Platone, al governo non devono andare i migliori, siamo in democrazia. Ovvero, devono essere rappresentate tutte le fasce sociali, tutti i cittadini. Con questa logica, gli ignoranti neanche dovrebbero votare.
Ci saranno altre ragioni per lagnarsi di Cesaro, si vedrà, ma mi rode sentire ‘ste menate sulla cultura.
Sarebbe auspicabile una classe politica più colta? Certo, perché sarebbe auspicabile una società più colta. Ma per un branco di asini, è meglio essere rappresentati da un altro asino che da un purosangue.
E il caso veline…certo non è un bell’affare. Ma non lo è stato neanche, per me, trovarmi in lista con Sinistra e Libertà il solito Francesco Caruso, cui non darei un voto neanche sottotortura. Dove non ci sono le primarie, e non ci sono – neanche a sinistra, poche chiacchiere – le liste vengono scelte dagli alti papaveri. Era meglio Di Pietro che candidò De Gregorio? O Casini che h candidato Emanuele Filiberto? Oppure il nostro Caruso?
Le candidature vengono selezionate in base a logiche di potere, nepotismo, clientele varie, popolarità, appetibilità dei nomi. Il Presidente del Consiglio è molto più viscerale nelle sue scelte…per orientarsi nelle decisioni si affida alla sua personale bussola, il cui ago (almeno così vuole far credere) indica sempre il nord.
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