venerdì 21 novembre 2008

Sit-In Educatori Penitenziari

Allego la mia personalissima ricostruzione del Sit-In tenutosi il 13-11-2008 davanti a Camera dei Deputati e Senato, al fine di evidenziare la paradossale situazione dei 397 educatori penitenziari vincitori di un concorso bandito nel 2003.
Per ulteriori dettagli, visitare il sito: http://www.educatoripenitenziari.it/index.php

Sit In

Il 13 novembre 2008, il comitato “I Nuovi Educatori Penitenziari” realizza un sit-in di protesta davanti a Camera dei Deputati e Senato.
La causa è sacrosanta: siamo vincitori e idonei di un concorso bandito nel 2003, conclusosi soltanto nel giugno del corrente anno, e senza ancora nessuna certezza sui tempi di assunzione.
Si parla di essere chiamati “a scaglioni”, parte nel 2009 e parte nel 2010.
Insomma, nella migliore delle ipotesi, il conto complessivo sarà di 7 anni di attesa. Qualcuno deve aver rotto uno specchio…
Il comitato si è costituito poichè si è ritenuto che anche un anno in più possa fare la differenza; e poi – diciamolo pure – perché sulla scadenza del 2010 neanche metteremmo la mano sul fuoco…
Prosaicamente, qualcuno di noi fa riferimento ad una Legge di Murphy: “Se qualcosa può andar male, lo farà”.
E poi, questi benedetti fondi per assumerci ci sono. C’è la cassa delle ammende. Potremmo usare quelli, e poi tornare a riempirla con i fondi delle nostre assunzioni quando arriveranno (tanto al massimo si tratta del 2010, giusto?).
E allora…si va!
La mia giornata parte benissimo. Neanche esco di casa che vengo travolto da un’onda anomala e raggiungo la stazione centrale assieme ad un cumulo di detriti. Impresentabile, salgo sul treno ansioso di raggiungere i miei futuri colleghi.
A Roma, invece, splende il sole. Decido quindi di raggiungere a piedi Piazza Montecitorio, trotterellando allegramente per le vie del centro. Quando raggiungo il sit-in, riconosco subito la mia amica Laura. Provo a farle un gesto di saluto sollevando il braccio, ma è un attimo…il cielo si rannuvola, un tuono rompe il silenzio, la pioggia scroscia violentemente…devo averlo rotto io, quel famoso specchio, nel 2003. Ad ogni modo, abbasso rapidamente il braccio prima di essere accusato di aver comandato la pioggia.
Il sit-in è stato organizzato benissimo. C’è il gazebo con il materiale informativo, cartelli, striscioni, volantini, palloncini per attirare l’attenzione, la cassa delle ammende…; saluto Federico, venuto giù da Torino, e finalmente conosco di persona la nostra Presidentessa. Lina mi saluta con una stretta di mano vigorosa, mi riassume rapidamente quanto avvenuto fino a quel momento, con gli occhi che fanno scintille e promettono battaglia. Soprattutto, promettono e mantengono.
Finalmente incontro Marianna, Viviana, e altre persone che fino a qualche ora prima conoscevo soltanto come nick. E poi ci sono i mariti e fidanzati…venuti a dare man forte, a sostenere la battaglia.
Non siamo numerosi, ma non siamo per niente male.
C’è anche qualcuno che fa parte di un altro gruppo, quello che generosamente definiamo “l’altro comitato”. Viene recando seco un ramoscello d’ulivo, parla dell’importanza del nostro sit-in, del fatto che dovremmo essere tutti uniti, che l’unione fa la forza…tutto condivisibile. Che il ramoscello sia autentico o no, lo accettiamo: noi non abbiamo nulla da nascondere, e ben venga – sempre – chi condivide ciò che facciamo e vuole offrire un contributo.
Vuol dire che, nella città dei Figli della Lupa, accoglieremo un Figlio del Leopardo.
Il sit-in si svolge come una prova di resistenza: la pioggia comincia ad infliggere i primi danni al morale dei futuri educatori. Federico si arma di megafono e sfida intemperie e deputati, restituendo il sorriso e la forza a tutto il gruppo.
Arriva l’Onorevole Di Pietro. Anche lui sfida la pioggia armato di un miserrimo ombrellino.
Di Pietro parla e ascolta, circondato da un gruppo di educatori che quasi lo soffoca. Non tanto per lui, quanto per trovare riparo sotto il gazebo. L’onorevole fa un bagno di folla, chi è rimasto dietro un bagno e basta.
L’onorevole si trattiene a lungo assieme a noi, e promette di portare la questione in Parlamento. Ci invita a non demordere. Poi guarda la nostra Presidentessa e capisce che si tratta di una raccomandazione inutile.
Poco dopo, mentre io e il marito di Lina veniamo brutalmente buttati fuori da alcuni portoni in cui abbiamo cercato rifugio, arriva anche la Senatrice Baio.
Il pomeriggio, i superstiti si trasferiscono di fronte al senato. Una spesa rapida per mangiare qualcosa, un the per riscaldare le ossa, ed eccoci di nuovo in piena forma.
Ingaggio una lotta personale con il mio sigaro: zuppo d’acqua, non vuol saperne di accendersi. Ma non me la prendo: i medici mi hanno assicurato che respirare l’aria di Roma equivale a fumarsi un paio di sigari.
Veniamo a sapere dell’intervento della Baio, della solidarietà di Schifani…le notizie che porta Antonio mettono di buonumore.
Nessuno si aspettava di arrivare lì, e tornare a casa con il contratto di assunzione. Abbiamo in ogni caso ottenuto molto. Le cose si conquistano un passo alla volta, e questo è stato indiscutibilmente un passo avanti.
Ci salutiamo contenti di esserci stati, di esserci conosciuti e di esserci bagnati assieme…un onore!
Anche perché, come direbbe Federico:”siamo bagnati…non dei conigli bagnati!”

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