Il diritto penale pre-moderno era caratterizzato da una peculiarità: per uno stesso reato, la pena poteva variare in base all’identità del reo e della vittima. In parole semplici: se un ricco ammazzava un povero, non subiva la stessa punizione di un povero che ammazzava un ricco.
Non il “fatto”, dunque, come elemento centrale del diritto, bensì il soggetto.
Oggi ci appare come un’aberrazione.
L’evoluzione del diritto penale, per fortuna, consegna agli uomini un principio di civiltà: La Legge è uguale per tutti.
Italia, 2008. Il governo Berlusconi applica una piccola modifica all’arti. 61 (comma 11 bis) del codice penale, ovvero “l’aggravante se il fatto [reato] è commesso da un soggetto che si trova illegalmente sul territorio italiano”.
L’attenzione - dal fatto - torna subdolamente a concentrarsi sui soggetti. Io e un clandestino possiamo commettere lo stesso e identico reato. Ma lui è clandestino…quindi è più grave.
Il veleno a piccole dosi quasi non si sente, si insinua nell’organismo e circola liberamente, inquinando giorno dopo giorno il nostro sangue.
Siamo presbiti. Riusciamo a vedere con chiarezza solo ciò che è distante; distante nello spazio e nel tempo.
E così, ciò che ieri era un’aberrazione, oggi non ci appare come tale.
giovedì 5 febbraio 2009
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