Riporto il mio intervento sul blog di Marco Rossi Doria, in risposta ad un suo interessante post sulla questione V-day-Grillo-Antipolitica ecc.
"E sarà dura scegliere tra rincorrere gli apparati della casta e cercare di moderare le escandescenze populiste. Molto dura".
La forbice è questa, ma non credo sia così ardua la scelta.Adoro Grillo come comico, e ne depreco la deriva populista e demagogica. Ma non è questo il punto. La vera antipolitica non è quella dei grillini, ma quella dei poteri forti che hanno solo da guadagnare da un indebolimento dei partiti e della politica tradizionale. La politica è fondamentale, è una diga contro la straripante invadenza dei poteri non democratici. Non è Grillo il nemico della politica, ma proprio la Casta di cui si parla tanto (e a buona ragione) ultimamente. Perchè allontana la gente dalla politica, crea diffidenza verso chi la pratica, provoca disillusione e disfattismo. Quanto di meglio per i poteri sopracitati. Per me la battaglia dei grillini è condotta male e in modo demagogico, ma la struttura e la natura dei nostri apparati di partito è davvero un problema, e qui a Napoli lo sappiamo meglio che altrove. Il problema della Casta c'è, ma la soluzione deve essere politica. In questo senso Decidiamo Insieme si è mossa prima e meglio dei grillini, e di questo credo ci si possa pavoneggiare un pò. Ma giusto un pò, visti i risultati deludenti.
domenica 23 settembre 2007
lunedì 17 settembre 2007
Lettera di Licia Troisi
Pubblico di seguito la mail che mi ha inviato Licia Troisi (http://www.liciatroisi.it/), forse la più importante scrittrice fantasy italiana, dopo aver letto il mio libro "Il Cercatore". Colgo l'occasione per ringraziare ancora Licia per la grande disponibilità che ha mostrato nei miei confronti.
Dunque, ho finito stamane il tuo libro. Allora, complessivamente mi è piaciuto, è un buon lavoro. Innanzitutto i quattro racconti hanno trame ben condotte: non hai idea di quante cose abbia letto prive di trama e confusionarie, senza uno svolgimento preciso. I tuoi racconti sono invece lineari e hanno una storia, una cosa assolutamente importantissima. Un po’ meno limpido è Il Risveglio del Demone, che forse io avrei piazzato all’inizio della raccolta, come introduzione, proprio perché funge più da presentazione del personaggio che altro.
I personaggi hanno buone caratterizzazioni, pur nella brevità dei racconti, segno che hai il dono della sintesi e sai farne buon uso. Ho trovato solo un po’ oscuro il ladro con cui Seth ha a che fare nel primo racconto (perdona, non ho il libro sottomano e non ricordo bene titoli e nomi); il rapporto tra i due resta un po’ irrisolto. Si, ok, il ladro non cerca di scappare perché ha paura di Seth, però, non so, in fin dei conti è disperato, se resta con Seth lo attende la morte, sicuro che non rischierebbe il tutto per tutto?
Molto buono il linguaggio, soprattutto nei dialoghi. Belli spigliati, molto “parlati”. Ho trovato anche le descrizioni buone e soprattutto messe al punto giusto.
L’appunto principale che mi sento di farti è che dalla tua scrittura emerge una certa algidezza. Dovresti cercare di rendere il tuo modo di scrivere un po’ più appassionato, o certe descrizioni restano su carta, senza riuscire a rendere l’atmosfera e a coinvolgere il lettore.
Un discorso a parte merita l’ultimo racconto, che, ti confesso, mi è piaciuto un sacco. Innanzitutto il circo non è un’ambientazione proprio da fantasy classico, poi il modo in cui hai saputo tratteggiare la figura del banditore del circo (Eresia, giusto?) è molto, molto interessante. Le riflessioni che fai sono intriganti, l’idea di base molto interessante, lo sviluppo molto buono. E’ un racconto fantasy davvero atipico, e anche Seth qui appare più vibrante, vero ed umano.
Insomma, complimenti, a me il tutto è piaciuto. Hai mai provato a cimentarti con qualcosa di più lungo di un racconto? Seth secondo me ha le potenzialità per diventare un buon protagonista di un libro. Fossi in te ci proverei…
Grazie ancora per il libro e a presto
Licia
Dunque, ho finito stamane il tuo libro. Allora, complessivamente mi è piaciuto, è un buon lavoro. Innanzitutto i quattro racconti hanno trame ben condotte: non hai idea di quante cose abbia letto prive di trama e confusionarie, senza uno svolgimento preciso. I tuoi racconti sono invece lineari e hanno una storia, una cosa assolutamente importantissima. Un po’ meno limpido è Il Risveglio del Demone, che forse io avrei piazzato all’inizio della raccolta, come introduzione, proprio perché funge più da presentazione del personaggio che altro.
I personaggi hanno buone caratterizzazioni, pur nella brevità dei racconti, segno che hai il dono della sintesi e sai farne buon uso. Ho trovato solo un po’ oscuro il ladro con cui Seth ha a che fare nel primo racconto (perdona, non ho il libro sottomano e non ricordo bene titoli e nomi); il rapporto tra i due resta un po’ irrisolto. Si, ok, il ladro non cerca di scappare perché ha paura di Seth, però, non so, in fin dei conti è disperato, se resta con Seth lo attende la morte, sicuro che non rischierebbe il tutto per tutto?
Molto buono il linguaggio, soprattutto nei dialoghi. Belli spigliati, molto “parlati”. Ho trovato anche le descrizioni buone e soprattutto messe al punto giusto.
L’appunto principale che mi sento di farti è che dalla tua scrittura emerge una certa algidezza. Dovresti cercare di rendere il tuo modo di scrivere un po’ più appassionato, o certe descrizioni restano su carta, senza riuscire a rendere l’atmosfera e a coinvolgere il lettore.
Un discorso a parte merita l’ultimo racconto, che, ti confesso, mi è piaciuto un sacco. Innanzitutto il circo non è un’ambientazione proprio da fantasy classico, poi il modo in cui hai saputo tratteggiare la figura del banditore del circo (Eresia, giusto?) è molto, molto interessante. Le riflessioni che fai sono intriganti, l’idea di base molto interessante, lo sviluppo molto buono. E’ un racconto fantasy davvero atipico, e anche Seth qui appare più vibrante, vero ed umano.
Insomma, complimenti, a me il tutto è piaciuto. Hai mai provato a cimentarti con qualcosa di più lungo di un racconto? Seth secondo me ha le potenzialità per diventare un buon protagonista di un libro. Fossi in te ci proverei…
Grazie ancora per il libro e a presto
Licia
mercoledì 5 settembre 2007
L'intervista di Amato e il dibattito sulla sicurezza
L’intervista del ministro Amato su repubblica (http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/politica/piano-sicurezza/amato-intervista/amato-intervista.html) ha scatenato, come prevedibile, un vespaio di polemiche all’interno della maggioranza di governo. Il problema sicurezza è obiettivamente una spina nel fianco per la sinistra italiana, non nasce oggi e non è nato con le prime risoluzioni di Cofferati a Bologna. Francamente anche io mal digerisco le posizioni ideologiche che spesso trovano terreno fertile nell’humus culturale dell’estrema sinistra, per cui una certa criminalità è sempre riconducibile ai guasti del sistema, paralizzando ogni forma di intervento teso a reprimere (mamma mia che parolone!) alcune recrudescenze di illegalità. Ovviamente sono assolutamente inaccettabili le isterie che si scatenano a destra, tra le invocazioni barbariche leghiste e il sogno americano. Americano come il sindaco Giuliani e la sua “tolleranza zero”, che tanti adepti trova oggi anche tra le file della sinistra riformista.
Il problema è complesso e come tale va inquadrato e affrontato,ma a far discutere oggi è l’equazione per cui il lavavetri, la prostituta, così come l’evasore fiscale o il mafioso possano essere messi sullo stesso piano. Amato invoca la necessità di andare oltre i facili e ideologici buonismi, e assumere come principio cardine delle nuove politiche sulla sicurezza l’intolleranza verso ogni forma di illegalità. E’ un po’ il paradigma del già citato Cofferati.
La mia opinione personale è che la contraddizione sia assolutamente impossibile da sciogliere. Il dibattito poggia sull’illusione che l’alternativa sia tra “reprimere” o “integrare”, e su quale delle due opzioni sia più funzionale o più etica. La prima è un filo più funzionale, la seconda è un filo più etica.
E sia chiaro che la funzionalità dell’azione repressiva è fittizia, perché si limita fondamentalmente a produrre il fenomeno dello “spostamento”, per cui le energie criminali sono costrette a concentrarsi su altri obiettivi o ancora più semplicemente “altrove”. E allo stesso modo l’eticità dell’integrazione è una farsa. Ma come si fa ad integrare chi delinque per scelta o per necessità? Nel primo caso si dovrebbe ri-educare alla legalità, ma, se anche fosse possibile in via teorica, considerando lo stato del nostro sistema penale è un’autentica presa in giro. La permanenza in carcere fondamentalmente aumenta la distanza dalla società, mentre viene rinforzata l’appartenenza alla cultura criminale.
Nel secondo caso, è il nostro un sistema in grado di garantire a tutti la possibilità di vivere dignitosamente (ma anche non troppo dignitosamente) in modo legale?
Probabilmente può sembrare un discorso disfattista, ma è solo onesto. Il nostro sistema si poggia su una serie di contraddizioni inalienabili, e ogni pretesa di superarle diventa cattiva fede o faciloneria. La scelta è solo questa: più sicurezza o più etica? Insomma, dobbiamo soltanto decidere se vogliamo sentirci più tranquilli dentro casa e per le strade, o nella nostra coscienza. Per chi ce l’ha. Tertium non datur.
Il problema è complesso e come tale va inquadrato e affrontato,ma a far discutere oggi è l’equazione per cui il lavavetri, la prostituta, così come l’evasore fiscale o il mafioso possano essere messi sullo stesso piano. Amato invoca la necessità di andare oltre i facili e ideologici buonismi, e assumere come principio cardine delle nuove politiche sulla sicurezza l’intolleranza verso ogni forma di illegalità. E’ un po’ il paradigma del già citato Cofferati.
La mia opinione personale è che la contraddizione sia assolutamente impossibile da sciogliere. Il dibattito poggia sull’illusione che l’alternativa sia tra “reprimere” o “integrare”, e su quale delle due opzioni sia più funzionale o più etica. La prima è un filo più funzionale, la seconda è un filo più etica.
E sia chiaro che la funzionalità dell’azione repressiva è fittizia, perché si limita fondamentalmente a produrre il fenomeno dello “spostamento”, per cui le energie criminali sono costrette a concentrarsi su altri obiettivi o ancora più semplicemente “altrove”. E allo stesso modo l’eticità dell’integrazione è una farsa. Ma come si fa ad integrare chi delinque per scelta o per necessità? Nel primo caso si dovrebbe ri-educare alla legalità, ma, se anche fosse possibile in via teorica, considerando lo stato del nostro sistema penale è un’autentica presa in giro. La permanenza in carcere fondamentalmente aumenta la distanza dalla società, mentre viene rinforzata l’appartenenza alla cultura criminale.
Nel secondo caso, è il nostro un sistema in grado di garantire a tutti la possibilità di vivere dignitosamente (ma anche non troppo dignitosamente) in modo legale?
Probabilmente può sembrare un discorso disfattista, ma è solo onesto. Il nostro sistema si poggia su una serie di contraddizioni inalienabili, e ogni pretesa di superarle diventa cattiva fede o faciloneria. La scelta è solo questa: più sicurezza o più etica? Insomma, dobbiamo soltanto decidere se vogliamo sentirci più tranquilli dentro casa e per le strade, o nella nostra coscienza. Per chi ce l’ha. Tertium non datur.
sabato 1 settembre 2007
Cartolina...
Quest'anno ho trascorso le vacanze nell'isola di Ponza. Una settimana di mare, sole, sassi sotto le piante dei piedi agonizzanti, prezzi non esattamente popolari (la frutta è inavvicinabile...un casco di banane stavo per barattarlo con un rene!), panorami mozzafiato e la speciale compagnia della mia ragazza. Posto qualche foto per condividere con i miei 25 lettori (quando a dirlo era Manzoni era modestia...la mia invece è presunzione...ah, la relatività!) la bellezza del luogo.
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