giovedì 27 marzo 2008

Il voto

Prima di andare a votare, perché alla fine ci andrò, faccio una riflessione sul voto.
Innanzitutto, vorrei precisare che il richiamo al voto utile è un vero e proprio inganno logico e mediatico, un’arma di propaganda che sia Berlusconi sia Veltroni usano con molta disinvoltura. Il voto del singolo cittadino, diversamente dalla politica attiva e dai movimenti d’opinione, è assolutamente ininfluente e, ai fini degli equilibri politici, del tutto inutile.
Il voto ha una valenza fondamentalmente etica, che facilmente metabolizza anche obiezioni di matrice kantiana del tipo “se tutti facessero così…”. Proprio in quest’ottica, votare per un partito del 37%, per uno dello 0,5% o non votare affatto, ha la stessa utilità/inutilità.
Il voto singolo, avulso da un contesto di pratica politica e culturale attiva, è una scelta morale e basta.
Quindi il non votare, o votare partiti piccoli, non è meno utile o dignitoso che dare il proprio assenso a quelli più grandi.
Tuttavia, seguendo un po’ i vari dibattiti, non posso fare a meno di notare una cosa:
I piccoli partiti fanno campagna elettorale come se dovessero davvero aspirare al governo. Questo gli consente di spararle grossissime (tanto non dovranno mai provare ciò che asseriscono), di rosicchiare qualche voto di opinione facendo leva su retorica e populismo, e soprattutto di non dire nulla su ciò che effettivamente faranno. Chi se ne frega dei loro programmi di governo? Sarebbe utile invece sapere cosa intendono proporre, in virtù di una più ragionevole previsione di consenso. Invece quando qualche giornalista fa domande riconducibili a tale questioni, scattano le olimpiadi di arrampicata sugli specchi (queste non le boicotta nessuno?).

4 commenti:

Pietro Spina ha detto...

questo post di oggi mi sa un po' di frate indovino (senza offesa, nè per te nè per lui).
vedo che ancora non ti fai capace del paradosso per cui ogni singolo voto non influisce su nulla ma la vittoria è data pur sempre dalla somma di singoli voti. così è, se vi pare... anche senza tirare in ballo Kant. se uno si vuole regolare pensando che il suo voto comunque è ininfluente può farlo ma il risultato non cambia per nulla se vota pensando che invece non è così, che in qualche modo anche il suo voto "conta". invece il fatto che alcuni candidati si considerino già inpartenza come dei "non candidati" alla vittoria, cioè come persone che non concorrono realmennte a diventare presidenti del consiglio è un frutto, forse inevitabile, di questo sistema elettorale o forse della democrazia elettiva in generale. fatto sta che io, da cittadino, non trovo una cosa "matura" votare non per eleggere il governo ma per altri scopi. si può anche fare, ma è come decidere a priori di non partecipare alla scelta ma di limitarsi a "dare un segnale". può avere un senso se si vuole comunque assicurare la presenza di una forza plitica in parlamento (come votare per sinistra arcobaleno o per casini), mentre votare per sigle che non hanno nemmeno quell'obiettivo è una scelta in qualche modo anti-sistema, di rifiuto del sistema. non perchè sia antidemocratico, intendiamoci. anzi, candidarsi è comunque un atto di partecipazione alla democrazia. però si dovrebbe pretendere che anche chi "non ha speranze" si impegni comunque a partecipare come se le avesse e quindi assumendosi la responsabilità di fare proposte plausibili. altrimenti è solo retorica. forse non sono chiaro...
cmq sempre meglio che vendersi ilvoto. e hai ragione, ci sono miserabili nello spirito che sono molto peggio di quelli che vivono nella miseria materiale.

Nazarin ha detto...

Solo un paio di osservazioni.
Non sono d'accordo quando scrivi:
"candidarsi è comunque un atto di partecipazione alla democrazia. però si dovrebbe pretendere che anche chi "non ha speranze" si impegni comunque a partecipare come se le avesse e quindi assumendosi la responsabilità di fare proposte plausibili. altrimenti è solo retorica".
La penso esattamente al contrario; per me se l'esponente di un partito che ha più o meno il 2-3% fa campagna elettorale con le proposte di chi si candida a governare, allora fa davvero vuota retorica. Credo sarebbe molto più serio e onesto riconoscere di puntare al minimo per entrare in parlamento, e poi spiegare cosa si intende fare con quel minimo. Il programma elettorale per me va misurato sulla sua praticabilità. Altrimenti, davvero considero inutile votare uno che può aspirare massimo ad entrare in parlamento e non dice che cavolo farà.
Sul paradosso del voto: anche il mare è fatto di gocce d'acqua, e ogni singola goccia d'acqua è insignifante. Così per il voto, per questo io considero votare una scelta etica e non politica.
Infine, non trovo affatto "immaturo" decidere di votare anche per chi non può governare. Se le due alternative di governo offendono la mia sensibilità e la mia intelligenza, non mi sento in dovere di scegliere.

Pietro Spina ha detto...

ammetto che non sono stato chiaro perchè non ho le idee chiare. però come sai non concordo sul fatto che il voto sia una scelta etica. o meglio, i moventi della scelta possono anche essere di tipo etico e persino religioso, ma l'atto del voto, di per sè, è un fatto politico, poichè è gesto di partecipazione alla elezione di membri dell'istituzione che detiene (una parte del) potere,potere politico.insomma il voto è anche un atto giuridico e quindi ha valore rispetto alla polis, compiendolo l'individuo si identifica come cittadino, cioè membro della polis. per questo mi sembra "immaturo" (ma non è la parola giusta, sarebbe meglio dire non-cittadino, non-civico) il voto dato come non-voto o anche come semplice atto etico-individuale, come se non fosse anche un dato giuridico di partecipazione alla scelta del potere. in tal senso forse è vero che equivale al non-voto, perchè chi lo compie si disinteressa dell'esito delle elezioni proprio come se non avesse votato,o meglio, come se non dipendesse anche da lui,come se egli non vi avesse partecipato ma si fosse limitato a dire al sua.. a se stesso, alla propria coscienza.
con questo non voglio assolutamente avallare il discorso del voto utile, perchè anche il voto dato a un partito che prende un voto solo può essere un'opzione politica, se fatta con scienza e coscienza di essere tale. voglio dire che anche il partitino ha o può avere un proprio obiettivo politico, che può essere la mera testimonianza o addirittura il solo "disturbo" ad altre liste, per non farle arrivare in parlamento. e tale obiettivo può anche essere condiviso dall'elettore. ciò che nonmi va, ma non so dire se è un fatto politico o no, è che vi siano partiti che si presentano rifiutando il sistema stesso cui, candidandosi, aspirano giuridicamente a partecipare. in tal modo essi scindono l'aspetto politico (rifiuto del sistema, voto antisistema) da quello giuridico (stai chiedendo il voto nel sistema, non facendo la rivoluzione). è cosa diversa dal dire "votateci affinchè stiamo anche noi in parlamento a esercitare democrazia, anche se non governeremo"; in tal caso sarebbe forse meglio dire "all'opposizione faremo questo e quello" anzichè dire "se governassimo..."(periodo ipotetico dell'irrealtà). su questo forse hai ragione.
ilmio dubbio in questa campagna elttorale è proprio questo: quanto vale, politicamente, un voto a una forza che si propone SOLO e per sempre come opposizione, senza pensare di doversi assumere un giorno la responsabilità del governo, e che quindi non presenta un programma per il governo (anche se in un futuro remoto) ma solo un programma di opposizione, come se non dovesse mai governare in questo Paese ma solo in un altr Paese (più o meno)possibile?
in altri termini, perchè la Sinistra non può essere un programma credibile per il governo di un Paese democratico-capitalista -europeo, ma per farlo deve diventare Centro? perchè la sinistra non abbandona la retorica altermondialista e comincia a proporsi come alternativa di governo (e non di sistema)?
resto confuso, ma cerco di coinvolgere altri nella confusione.

Nazarin ha detto...

Messa così sono abbastanza d'accordo.
E anche io malvolentieri vado a votare un partito che non ha aspirazioni di governo.
Tuttavia io non chiedo granchè, non sono un massimalista. Una sinistra di governo vicina al "correntone" l'avrei votata. Però ad oggi i fatti sono questi, e continuo a ritenere più grave l'assenza dal parlamento di una sinistra che, con tutti i difetti del mondo, è una sinistra, piuttosto che la vittoria di Berlusconi e tirapiedi vari