La violenza sulle donne è un tema che ogni tanto torna di attualità. In realtà è probabilmente il problema più antico del mondo, coincidente con il momento stesso in cui l'uomo si è reso conto di essere più forte fisicamente.
In questi giorni, le cronache nazionali hanno duramente provato le nostre sensibilità attraverso una serie di episodi di rara drammaticità. Primavalle, Guidonia, Fiera di Roma...sono stati teatri di aberranti suprusi, che al di là dell'immediata reazione viscerale, spingono a qualche riflessione più approfondita.
In particolare, il caso di Davide Franceschini, l'ITALIANO (visto che lo precisiamo per gli stranieri, facciamolo con tutti...) di 22 anni che, alla Fiera di Roma, la notte di Capodanno - forse terrorizzato dal proverbio che impone attività sessuale proprio l'ultimo giorno dell'anno per eludere 12 mesi di forzata astinenza - ha stuprato una coetanea in un bagno chimico e, quando il cerchio attorno a lui cominciava a stringersi, ha deciso di costituirsi.
Ora, per l'applicazione di una misura cautelare, è agli arresti domiciliari.
E l'Italia si ribella.
Premessa: spesso la pubblica opinione - ma anche i media, dolosamente o colposamente che sia -confondono misure cautelari e condanna definitiva. Allora ci si scandalizza, presumendo magari che un ubriaco che ha investito e ucciso tot persone sia stato condannato semplicemente ai domiciliari. In realtà, finchè non si è consumato un processo l'imputato è innocente (non lo dico io, ma la Costituzione). Tuttavia, fino all'eventuale condanna definitiva, può essere sottoposto a misure cautelari (in casi estremi, anche alla custodia in carcere).
E' un principio di civiltà, non è possibile sbattere in cella qualcuno prima che ne sia stata appurata la colpevolezza.
Però vorrei dire una cosa sulle misure cautelari.
Queste vengono applicate se e solo se si verificano determinati presupposti, i quali consistono i tre peculiari condizioni:
1) Gravità del delitto; non è possibile, ad esempio, applicare una misura cautelare per un calcio in culo ad un passante (almeno spero...). Per lo stupro, ovviamente, si
2) Gravi indizi di colpevolezza; in questo caso, parliamo di reo confesso, quindi non ci sono dubbi
3) Esigenze cautelari; ovvero, deve sussistere almeno una delle esigenze cautelari, che sono: pericolo di inquinamento o dispersione delle prove - pericolo di fuga - pericolo di reiterazione di reati.
Esistono vari tipi di misura cautelare; tra quelle coercitive personali, la più grave è ovviamente la custodia in carcere. Qual'è la discriminante per cui si decide di applicare la custodia in carcere anzichè gli arresti domiciliari?
Sfogliamo il codice di procedura penale, libro IV art. 275 (criteri di scelta):
"Nel disporre le misure, il giudice tiene conto della specifica idoneità di ciascuna in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto"
Ok...andiamo al comma 3:
"La custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata. Quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine ai delitti di cui all'articolo 416 bis del codice penale o ai delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416 bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari"
Quando parliamo di 416 bis parliamo di associazioni di stampo mafioso.
In linea teorica, il giudice ha applicato la legge. Il giovane Davide Franceschini non risulta essere un mafioso, esistono a suo carico gravi indizi di colpevolezza relativi ad un reato grave, e sussistono esigenze cautelari: arresti domiciliari.
Io però non sono d'accordo. Si parla tanto di sicurezza, pacchetti sicurezza, pacchi veri e propri, soldati da tutte le parti...a volte piccoli accorgimenti potrebbero essere molto più efficaci.
Io ad esempio applicherei una piccola modifica alla legge, anche per ridurre la discrezionalità del giudice: la custodia cautelare in carcere si applica quando, oltre a sussistere gravi indizi di colpevolezza, esigenze cautelari ecc..., la libertà dell'imputato possa essere di pregiudizio alla serenità della vittima.
Questi due abitano nella stessa città...
Qualcuno potrà obiettare: ma gli arresti domiciliari non significano libertà, i due comunque non potranno incontrarsi.
Sbagliato. "Arresti domiciliari" significa che se lasci la tua abitazione ti beccano e trascinano in carcere. Ma intanto sei uscito, non c'è un controllo! In questo caso la vittima ha diritto o no di sapere che non rischierà più di incontrare il suo aggressore, a meno che non venga riconosciuto innocente o abbia scontato la pena?
Magari sono in errore. Mi piacerebbe sentire qualche altra opinione (niente "tagliamogli le palle" o "la ragazza se l'è cercata", please...)
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8 commenti:
forse coincide con il momento in cui l'uomo si sente spaventato dalla donna che ha ormai conquistato autonomia, la storia ci ha dimostrato ormai da molto che la religione, ad esempio, era strumento per mantenere la sottomissione della donna nei confronti dell'uomo. Sai è un argomento delicato, se lo vuoi approfondire senza infastidire una donna, che legge casualmente, è necessario tu sia obiettivo, ti consiglio pertanto di assistere allo spettacolo di Luttazzi, o di leggere Rita levi montalcini, o altri libri del genere, sennò corri il rischio di non sembrare oggettivo. Spero tu gradisca dibattiti e discussioni sul tuo blog, così pubblicherai. a presto!
Laura
Figurati, io non applico censure (anche perchè non scrive quasi nessuno...).
Però non capisco cosa ho scritto di poco oggettivo.
Riguardo il momento...in realtà il numero di stupri non dovrebbe essere aumentato, c'è chi addirittura sostiene il contrario. Ciò che invece aumenta continuamente - fortunatamente - è il numero delle denunce. Purtroppo il nostro degrado culturale ha reso quasi impossibile, per molte vittime di violenza carnale, denunciare la cosa senza subirne le conseguenze stigmatizzanti.
Riguardo la religione...questo sicuramente è un argomento complesso. Ma tutto sommato sono d'accordo.
caro nazareno,
stavolta devo farti prima i complimenti per la precisione dei riferimenti normativi e la chiarezza nell'esposizione della questione dal punto di vista giuridico. successivamente ti dico che non sono d'accordo con l'idea di estendere la carcerazione preventiva, tanto meno con riferimento alla sensibilità della vittima. come hai ben detto (ma va sottolineato perchè la maggior parte delle persone, la totalità dei giornalisti e buona parte dei laureati in giurisprudenza lo dimenticano)la misura cautelare ha dei presupposti (gravità e indizi di colpevolezza) e delle condizioni, le cd. esigenze cautelari, tra cui il pericolo di reiterazione. quindi se c'è effettivamente da temere che il reo continui a delinquere (come nel caso di Del Turco in Abruzzo) bene tenerlo a bada e, secondo criterio di proporzionalità, se necessario (come nel caso nostro) anche in carcere. al limite, come tu sai, se è accertata la pericolosità del soggetto (magari perchè recidivo) si possono applicare misure di sicurezza. ma al di là di questo non si può andare, secondo me. cioè se la vittima o chiunque altro ha motivo di temere una nuova aggressione, bene, custodia in carcere, ma se questo non è, ammettere la custodia in carcere come concessione al desiderio di punizione o anche di vendetta (sociale o individuale)sarebbe sbagliato, sarebbe contrario al principio che hai richiamato anche tu, nessuna pena senza processo. e sia dettoche la custodia in carcere NON E' PENA.
mi dispiace sinceramente che un tema come quello della violenza sulle donne sia strumentalizzato da giornalisti come Vespa e politicanti vari per attaccare i principi democratici del processo penale. però meditiamo anche noi: in base ai principi che hai elencato, sai dirmi, secondo te, per quale motivo si tenevano e si tengono in carcere i politici accusati di corruzione? forse, come faceva DI Pietro, finchè non confessano?? non ti ricorda una pratica che si chiamava tortura?
Sull'ultimo punto, ovvero sulla ragione della custodia in carcere per i politici accusati di corruzione, direi che la risposta può essere ricercata in due esigenze cautelari: pericolo di inquinamento delle prove, e pericolo di fuga (magari all'estero...). Anche in questo caso, dunque, mi pare che la custodia fosse giustificata. Salvo casi in cui non vi fossero i "gravi indizi di colpevolezza".
Torniamo a noi. Ovviamente sono d'accordo sulla ratio del tuo discorso. Tuttavia, resto della mia opinione sulla possibilità di estensione del ricorso alla misura cautelare della custodia in carcere.
Non si tratta di assecondare gli istinti di vendetta della vittima, nè della possibilità di reiterare il reato.
Tuttavia, quando si presentano le due condizioni di gravità del reato e presenza di forti indizi di colpevolezza (e in questo caso ci sono entrambe...è addirittura reo confesso), alle esigenze cautelari (pericolo inquinamento prove, di fuga o reiterazione del reato) aggiungerei una quarta categoria, di tutela per la vittima.
La vittima di uno stupro, infatti, non ha solo da temere una seconda violenza dalla stessa persona. Bensì, legittimamente, di poter incontrare ancora il suo carnefice.
Prendiamo il caso dello stalking, delle molestie.
Agli arresti domiciliari, in attesa del giudizio, il persecutore avrebbe modo e occasione di continuare a tormentare la sua vittima. Attraverso le telefonate, certo...ma anche non rispettando gli arresti.
Ovviamente tutto questo discorso non può essere applicato ad un semplice indiziato, ci mancherebbe altro.
Inoltre, se non sbaglio (ma accetto correzioni) le misure di sicurezza non possono essere applicate a degli imputati, ma soltanto ai condannati.
Quindi, l'eventuale pericolosità sociale dell' imputato, può in ogni caso trovare contenimento soltanto attraverso le misure cautelari.
E meno male...la discrezionalità su una questione tanto delicata sarebbe pericolosissima.
ripeto anche io, la pericolosità se non è pericolo di reiterazione non può essere presa in considerazione in via "cautelare". in via di misure di sicurezza solo in caso di recidiva.
non esiste un "pericolo" di turbare la vittima: questa è una certezza, ma non può essere evitata espellendo l'imputato dalla comunità prima del processo. nemmeno se reo confesso, perchè va pur sempre fatto il processo (la confessione, infatti, potrebbe non bastare e non sono pochi i casi di mitomania o di persone che sono indotte ad autoaccusarsi ingiustamente da pressioni di ogni tipo). la custodia in carcere sipuò fare solo se è l'unico modo per assicurare la reiterazione e non si può nemmeno dire che la detenzione domiciliare da questo punto di vista non basta perchè è troppo alto ilpericolo di evasione. si deve valutareil casospecifico: se si trata di delinquente abituale può essere, ma una persona incensurata difficilmente si espone ad un aumento considerevole di pena solo per farsi una camminata..
e comunque il fine della pena non è neutralizzare il reo per tranquillizzare la vittima, nemmeno dopo il processo, figuriamoci prima.
Carissimo Dario,
l'argomento è interessante e vorrei aggiungere qualcosa a quanto fin qui è stato detto. Sono d'accordo con Mario sul fatto che non c'è necessità di estendere l'applicazione della custodia cautelare in carcere, anche perchè come hai detto anche tu, si tratta di rispetto di un principio costituzionale. Tra l'altro, l'estensione sarebbe dettata, in questo momento e per questi reati, da un evidente strumentalizzazione della politica o meglio, di una parte della politica che vuole a tutti i costi parlare "alla pancia";Con questo non voglio dire che potrei essere d'accordo in seguito. Dico solo che da come si tratta il tema mi sembra ci sia solo la volontà di strumentalizzarlo. Di solito, si parla del problema della violenza sulle donne solo quando è già successo un fatto grave, e quindi, altra via non c'è che parlare di pena e di vendetta, Apprezzerei un discorso e un impegno della politica, degli intellettuali, della società civile giornaliero sulla questione culturale.
Comunque, volevo aggiungere che hai ragione sulle misure di sicurezza, sono applicabili al condannato, però si potrebbero applicare le misure di prevenzione speciale che sono già molto usate nell'ambito dei reati di violenza tra le mura domestiche e che stanno interessando anche le leggi sullo stalking.
Dunque...
Gli arresti domiciliari costituiscono già una sorta di allontanamento - o perlomeno isolamento - dalla società. Che trova ragione, come abbiamo detto più volte, nella gravità del reato e nei gravi indizi di colpevolezza.
L'esempio di Flavia, dello stalking, mi è di aiuto:
I persecutori, come ho scritto, spesso ignorano gli arresti domiciliari - incensurati o meno che siano - e in alcuni casi ciò è costato addirittura la vita della perseguitata.
Io ritengo che quando si parla di un certo tipo di reati e sussistono gravi indizi di colpevolezza (confessione, arresto in flagranza)vi siano tutte le condizioni per una custodia cautelare in carcere.
Detto questo, io non credo che la cosa sia pregnante.
E' ovviamente prioritario, anche per me, stabilire con cura la verità dei fatti ed evitare strumentalizzazioni e disinformazione che servono a cavalcare la bile dei cittadini, lasciando credere che viviamo in uno stato dove nessuno va in galera, agitando ulteriormente acque già torbide.
Su questo ovviamente siamo perfettamente d'accordo.
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