Se c’è una cosa che mi disturba in molti detrattori della religione, è la faciloneria con cui pensano di potersi sbarazzare, assieme alle più caricaturali espressioni del culto, della dimensione spirituale nel suo complesso. Io invece la difendo e ne auspico addirittura una crescita.
Trovo tuttavia che le Fedi, le confessioni religiose, stiano alla crescita spirituale come una diga sta al fiume.
Questo perché io ritengo caratteristica inalienabile di una spiritualità matura e consapevole la “ricerca”. Se guardo in casa nostra, non posso non prendere come esempio il Cristianesimo. Si tratta di una religione rivelata, che pretende di possedere come logica conseguenza il monopolio dell’etica; in quanto rivelata non è suscettibile di ricerca, niente è possibile aggiungere ai suoi contenuti etici e spirituali, poiché si esauriscono nel messaggio divino. Al massimo si possono interpretare (sappiamo tutti con quali risultati…basti pensare che nel catechismo della Chiesa Cattolica del 1997 è in qualche modo ammessa la pena di morte. Però niente suicidio, mi raccomando!!!)
Poi c’è la Chiesa, un’istituzione a fini di lucro che si arroga il ruolo di interprete in terra della volontà di Cristo, opponendosi con le unghie e con i denti alla crescita intellettuale ed etica degli uomini, poiché, sarà banale ma andrebbe scritto a caratteri cubitali, è sul terreno dell’ignoranza che è possibile costruire cattedrali. La Chiesa si è sempre opposta alla scienza perché è foriera di un nuovo modo di guardare il mondo, di un modo di pensare diverso, e quindi anche di un diverso sistema di valori. Ma davvero vogliamo credere che la fisica quantistica, la teoria degli universi paralleli, siano soltanto “conoscenza che inaridisce l’anima”? Non è forse vero, al contrario, che un nuovo modo di guardare alla vita e agli uomini, sia anche la base per costruire una nuova etica? Ma davvero nel 2008 dobbiamo ancora tollerare la presenza ingombrante di una casta sacerdotale?
L’alternativa alla religione non è l’assenza di valori, ma la costruzione, invece, di un’etica condivisa, radicata nel modo in cui vediamo e sentiamo la vita, senza demandare la nostra urgenza di spirituale, e perché no, di Sacro, ad un’istituzione arcaica e superata.
La chiesa monopolizza la sfera dell’etica. Punto. La ricerca spirituale è libertà? Beh, vediamo…sono stato battezzato; certo, non è che significhi granché. E l’ora di religione? E il crocefisso nelle aule, anche quando vado a votare? E i film su Gesù in prima serata? E le feste comandate? Perché l’otto per mille non è diviso equamente tra le varie confessioni religiose, comprese magari associazioni di atei? Potrei continuare all’infinito.
Certo, siamo condizionati, ma comunque liberi di non essere cattolici. Un po’ meno di non assorbire gran parte del suo sistema di valori.
Riassumendo, considero il Cristianesimo, come tutte le religioni rivelate, una fase importantissima della vita spirituale dell’umanità. Che va superata.
Considero la Chiesa un’associazione che, imponendosi attraverso importanti congiunture politiche come mediatrice della volontà di Dio, esercita il quasi-monopolio sulla vita spirituale dei fedeli, utilizzando questo potere in primo luogo per preservare i propri privilegi, e in secondo luogo per espanderli. Che anche in seno alla Chiesa ci sia del buono, anzi, del buonissimo, non è un argomento. La Chiesa si oppone al superamento del Cristianesimo e, attraverso intimidazioni di varia natura ed entità (a seconda dell’epoca storica) abusa delle coscienze individuali per arricchirsi e prosperare. Le timide esperienze di volontariato laico hanno dimostrato come è possibile fare di più e meglio fuori dall’orbita dei Vicari di Cristo.
La mia idea è aggredire. Aggredire la Chiesa sul piano politico, intaccandone privilegi e impunità. E il Cristianesimo, così come le altre religioni, sul piano culturale, emancipandoci da questa schiavitù metafisica e sciogliendo la contraddizione del nostro secolo, che ci vede avanzatissimi dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma ancora in fasce nella sfera spirituale.
Per concludere, so che ho usato il termine “spiritualità” con molta leggerezza. Si accettano con gioia contributi di qualunque tipo. Ma Socci non è gradito.
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6 commenti:
Vorrei chiarire una cosa, poichè rileggendo il post mi rendo conto che si presta ad equivoci (mea culpa! Mi pento e mi dolgo con tutto il cuore...).
Non intendo in alcun modo accusare di ignoranza chi è credente; ciò che volevo dire è che la Chiesa costruisce i suoi edifici sull'ignoranza e sul bisogno di trascendenza dei mortali. Poi si stratifica, e diventa cultura. Cultura, appunto, non ignoranza. La cultura atea occidentale è figlia non emancipata del Cristianesimo.
caro Dario,
Adele mi ha girato il tuo commento essendo lei ben consapevole di stuzzicare la mia propensione al dibattito e (se serve) alla polemica.. risultato; io ci sono cascato in pieno anche questa volta!!
Nel tuo sfogo hai toccato temi
sensibili ed intricati, parlando di spiritualità, fede, religione, cristianesimo, chiesa, politica. Quindi proverò a ragionare partendo proprio dalla posizione che io occupo rispetto a tutte queste parole, tentando di ricucirle un’unica riflessione.. proviamo!!
Spiritualità - Certamente sono una persona con una forte dimensione spirituale, non intesa come mistica, quanto piuttosto come interiore. Avverto di appartenere ad un sistema di valori umani che sono nostri (di tutti come di ognuno) e lo sono al di fuori da qualsiasi canonizzazione per così dire storicizzata, proprio perché nascono da noi e non dalla storia degli eventi.
Fede - Ripongo quindi una fede fortissima nella nostra responsabilità, ovvero nel culto (inteso nel senso di esercizio) della nostra umanità libera e responsabile, universalmente aperta verso gli altri e verso il nostro ambiente.
Religione - Dunque, senza negarne in nessun modo la portata ed il ruolo in chiave puramente evolutiva, temo comunque fortissimamente e diffido fino in fondo di tutte le religioni rivelate, che considero culturalmente superate, in quanto portatrici di un sistema di valori statico, esogeno, che ci sottrae libertà ed indipendenza di pensiero, ci solleva così dalla responsabilità, rendendoci fermi ed umanamente in trappola.
Cristianesimo, Chiesa e Politica - Eppure, rimanendo però soltanto nell’ambito della “nostra” religione, verrebbe da ricordare che è stato lo stesso Gesù ad inaugurare la stagione dell’individuo, del valore della vita, della pietà e dell’ uguaglianza, tutti concetti a noi oggi carissimi. Come è potuto accadere allora che le intuizioni filosofiche rivoluzionarie di un giovane predicatore si siano rapidamente trasformate nel pesante fardello che per secoli ha strozzato gli esseri umani di tutta Europa e che ancora adesso ostacola e spesso impedisce la nostra indipendenza? Beh, tentando una risposta acrobatica e spettacolare, potremmo concludere che il Cristianesimo è diventato Politica, potere, e controllo proprio perché la Chiesa di Dio si è impadronita del Cervello (o in alternativa del Cuore) degli Uomini..
Infine, rispondendo direttamente a te, oh Dario, ed augurandomi anch’io una liberazione dalla Chiesa e da tutte le chiese, non credo però che aggredirle politicamente possa servire, perché troppo delicata è la relazione con i fedeli, lo abbiamo già sperimentato. Penso piuttosto ad una alternativa culturale, che deve proporsi coerente, onesta ed autorevole.. in pratica ci vuole la rivoluzione!!
amen
so che ti aspetti un commento a questo post, ma... non te la meriti!
hai scritto : "La chiesa monopolizza la sfera dell’etica. Punto."
perchè "punto"?! perchè è così è basta? perchè se non sono d'accordo su questo tuo postulato non c'è discussione possibile?
allora perchè poi dici che sono graditi i commenti?
io nn credo che la chiesa monopolizzi la sfera dell'etica. dimmi tu se, sulla base di questo mio presupposto, possiamo discutere lo stesso.
Iamm Mario! Ovviamente "punto" non vuol dire che non ammetto repliche, altrimenti non sarei interessato ai commenti. E' solo un rafforzativo, è una scelta linguistica.
Anzi, a scanso di equivoci, anche dire che la chiesa ha il monopolio dell'etica è una frase forte. In realtà non tutta l'etica è riconducibile ai suoi "comandamenti". Tuttavia pretende di esserlo, ne ha la pretesa morale e politica, ed è altresì vero che è opinione diffusa che sia effettivemente così.
Ed è altrettanto vero che anche l'etica dei non credenti è in realtà di matrice cristiana. Se non sei d'accordo su questo, si può discutere
1. "non tutta l'etica è riconducibile ai suoi "comandamenti". Tuttavia pretende di esserlo, ne ha la pretesa morale e politica"
2."anche l'etica dei non credenti è in realtà di matrice cristiana"
entrambe le affermazioni non mi trovano d'accordo e mi pare che riproducano un po' troppo superficialmente una certa vulgata dell'intellettualità di sinistra.
innanzi tutto non capisco che significa pretendere di avere il "fondamento" dell'etica da un punto di vista "politico". cioè, il fatto che una organizzazione, che suppone di avere il monopolio della religione cattolica, pretenda perciò di avere il monopolio anche dell'etica cattolica mi sembra abbastanza scontato. se poi dire che ha questa pretesa "politicamente" vuol dire che a tale pretesa (di avere io monopolio dell'etica cattolica) si accompagana anche la pretesa di imporla universalmente, cioè anche ai non cattolici, allora si deve indagare se tale affermazione è corretta "in fatto" e, successivametne, se è legittima.
io direi che si può dire, in generale, che la Chiesa vorrebbe un mondo eticamente o moralmente in un certo modo, e va da sè che l'etica o morale cui aspira è la propria. cioè la vocazione universalistica della chiesa cattolica (comune a molte chiese, ma non a tutte, per esempio gli ebrei non ce l'hanno) la porta a postulare che il mondo, per essere buono, dovrebbe comportarsi conformemente ai comandamenti (semplifichiamo, ma senza dimenticare che il primo comandameto è ama il prossimo tuo.. ). ma non si può dire che la Chiesa riesaca davvero a imporre la propria morale anche ai non credenti, anzi, non riesce a imporla spesso nemmeno ai credenti. comunque non ne ha la forza giuridica (perchè c'è la libertà di religione) e nemmeno politica, benchè si sforzi di avere sia l'una che l'altra. ma se pure vi sono molti casi in cui tali sforzi non sono "condivisibili" (i casi in cui si vale di posizioni di privilegio o cavalca un bigottismo di fondo proprio di ogni società)in generale non si può dire che la Chiesa sia oggi in Italia una forza "eversiva" ovvero un pericolo per la democrazia.
infine, per ora mi limito all'accenno, non è esatto, secondo me, che anche l'etica dei non cristiani è di matrice ciristiana. si può dire, al contrario, che l'etica dei cristiani ha preso molte cose proprie dell'etica non cristiana, sia nel senso che alcuni precetti esistevano ben prima del cristianesimo (ed erano anzi estranei alla tradizione giudaica, come il rispetto della vita altrui o l'accettazione della sofferenza in nome di valori più alti per restare all'etica stoica o anche il disprezzo dei beni materiali per favorire l'emancipazione dello spirito, per richiamare quella epicurea) sia nel senso che anche la dottrina della chiesa ha finito per interiorizzare elementi di etica laica moderna, come il valore della libertà di espressione, il rifiuto del fanatismo e, in generale, della dittatura, o per fare esempi più concreti, il rifiuto della tortura e della pena di morte.
i rapporti tra etica laica e etica religiosa andrebbero indagati più a fondo superando un po' il discorso polemico con la chiesa cattolica e parlando in generale di vita religiosa e vita spirituale non religiosa. vi è inoltre un interessante dibattito (di cui ad esempio si è occupato Bobbio negli ultimi anni della sua vita) sulle possibilità e le conquiste di un'etica laica, discorso che oggi è insopportabilmente inquinato dalla polemica contro la chiesa cattolica e che invece si fa più urgente quanto più aumenta il razzismo e i problemi legati all'immigrazione.
"il fatto che una organizzazione, che suppone di avere il monopolio della religione cattolica, pretenda perciò di avere il monopolio anche dell'etica cattolica mi sembra abbastanza scontato"
Scusa, non mi pare che la Chiesa riconosca la possibilità di un'etica diversa da quella cattolica. Quindi la pretesa non è di avere il monopolio dell'etica cattolica, ma dell'etica in generale. O mi sbaglio?
Si tratta di una religione rivelata, ciò che è bene e ciò che è male sono universalmente ipostatizzati nella parola del Signore (che poi di secolo in secolo viene interpretata sempre diversamente...ma questa è una di quelle obiezioni che non gradisci, lasciamo stare...).
E la pretesa è anche politica; che non abbiano la forza è un altro discorso. Grazie a Dio (oops...).
Mai detto che la Chiesa sia una forza eversiva o un pericolo per la democrazia. Ma solo perchè ha perso la sua battaglia storica. Tutte le conquiste culturali della Chiesa arrivano in ritardo, dalle opposizioni alla dittatura alla pena di morte, sempre per ragioni di comodo. Non ricordo, almeno negli ultimi secoli, importanti conquiste morali targate Chiesa cattolica. Direi invece sempre il contrario, una feroce opposizione in nome della conservazione puramente strumentale di valori desueti e liberticidi, fino all'inevitabile resa di fronte alla crescita della cultura civile.
Femminismo, divorzio, aborto, cellule staminali, controllo delle nascite, diritti civili, socialismo, potrei continuare con questa mischiafrancesca...quale è stato il ruolo della Chiesa se non sempre di osteggiare? E invece quali meriti morali le si possono attribuire?
E non mi dire che sono portatori di valori e bla bla bla...non è vero! Siamo noi che erroneamente riconosciamo alla Chiesa meriti che non ha. Quando va bene, è solo l'eco di qualcosa che non ha creato (e che anzi ha probabilmente osteggiato) e che poi cavalca vittoriosamente.
Certo, non dico che tutta l'etica si esaurisca in quella cattolica, non avrebbe neanche senso come concetto. Sperando di esprimermi meglio, voglio dire che la crescita morale è inibita dalla zavorra della religione di stato, e ovviamente ne è pesantemente condizionata.
Continuerò poi, ora devo lavorare...
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