La storia del mio amico Marco è molto triste.
Marco era un bravo calciatore, forse un po’ troppo esile per i suoi 16 anni, ma con una buona tecnica di palleggio e un’ottima visione di gioco. Per l’incontro contro il Borgovasto, il Mister lo aveva schierato fin dall’inizio, a ridosso delle punte, sperando in un suo guizzo che potesse mettere improvvisamente in difficoltà la difesa avversaria; purtroppo, però, Marco non era in una delle sue giornate migliori, e, complice anche il caldo afoso, sembrava piuttosto fermo sulle gambe. Alla mezz’ora, tuttavia, riuscì a controllare con uno stop da manuale un cross proveniente dalla sinistra; mise la palla a terra e dribblò subito un avversario, portandosi al vertice dell’aria piccola. Stava per tirare, ma un difensore lo strattonò per la maglia, impedendogli di battere a rete. Marco si voltò verso l’arbitro, e lo vide correre verso di lui indicando il dischetto: calcio di rigore! I compagni lo festeggiarono, ma Marco cercò di restare concentrato; toccava a lui battere. Era l’occasione per rifarsi della prestazione scadente, e per portare in vantaggio la squadra. Il mio amico sistemò lentamente la palla sul dischetto, poi fece qualche passo indietro per prendere la rincorsa. Evitò di guardare il portiere negli occhi; sapeva che avrebbe cercato di innervosirlo. Si concentrò sulla porta, partì lentamente, al trotto, ancora indeciso su dove tirare… poi vide un movimento del portiere, che si piegava verso la propria destra… allora colpì di collo pieno mirando nella direzione opposta e … goal! Marco urlò come un forsennato: “Goal! Goal! Goaalll!!”. Sollevò le braccia al cielo in segno di gioia e cominciò a correre verso gli spalti. Ma l’arbitro lo gelò:”annullato!”. Marco era incredulo; accennò ad una protesta, e cercò solidarietà nei compagni di squadra, ma tutti sembravano volerlo incenerire con lo sguardo. Marco non riusciva a capire cosa fosse successo; in un silenzio irreale, si avvicinò all’arbitro e biascicò:”ma…perché?”. Il direttore di gara lo squadrò da capo a piedi, poi gli rispose:”perché mi stai sulle palle!”. Marco non ebbe neanche il tempo di stupirsi, che all’improvviso tutto lo stadio scoppiò in una fragorosa risata; come facevano ad aver sentito? Entrambe le tifoserie cominciarono ad ingiuriarlo, e come dal nulla apparvero striscioni con su scritto “Marco sei un coglione”. Il mio amico fu preso dall’agitazione; era troppo reale per trattarsi di un sogno, troppo ben ingegnato per essere uno scherzo… che diavolo stava succedendo? I compagni cominciarono a non passargli la palla di proposito, e gli avversari lo irridevano continuamente senza che l’arbitro accennasse ad intervenire. Preso dal panico cominciò a correre a vuoto per tutta la lunghezza del campo, fino ad inciampare nell’erba, molto lontano dal pallone, ma l’arbitro fermò ugualmente il gioco ed estrasse il cartellino giallo. L’ilarità sugli spalti era ormai incontenibile. Oggetti di tutti i tipi cominciarono a volare sul campo, mirati a colpire il mio povero amico, immobile, accasciato sulle ginocchia, in mezzo al prato.
Marco non riusciva più a trattenere le lacrime. Guardò verso la panchina implorando con lo sguardo la sostituzione, ma l’allenatore lo degnò appena di uno sguardo e tornò subito a concentrarsi sulla partita. Marco, preso dalla disperazione, chiuse gli occhi, con una tale energia da sentire pulsare le tempie; desiderò di sparire, di essere risucchiato dal campo di gioco… e sparì. Improvvisamente, come un battito di ciglia, inghiottito dalla sua stessa vergogna. Ma la sua squadra, giocando con un uomo in meno per il resto dell’incontro, fu sconfitta per due reti a zero.
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